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Napoli: la rivolta di Masaniello contro il viceré spagnolo

Il 7 luglio 1647 il popolo di Napoli inizia una rivolta (che dura pochi giorni) contro il viceré spagnolo Rodrigo Ponce de Leon. A capo della insurrezione popolare c’è Tommaso Aniello d’Amalfi. Era questi un pescivendolo e contrabbandiere, conosciuto come Masaniello.

Il popolo napoletano, in quel periodo era sotto la dominazione spagnola. Una monarchia che tassava pesantemente i sudditi per compensare le sanguinosissime guerre in atto nel Continente. Queste tasse riducono alla fame i  sudditi (non solo i napoletani, ma anche gli altri territori di dominazione spagnola).

Napoli: la situazione in città prima e durante la rivolta

La città in quel periodo è un’affollatissima metropoli di circa mezzo milione di abitanti, i quali, una buona parte del popolo ha un’occupazione stabile, come pescatori, artigiani, commercianti, avvocati e altri professionisti. La grande nobiltà, composta da poche migliaia di persone, vive di rendita, mentre qualcuno appartenente alla nobiltà minore ricopre incarichi pubblici e amministrativi. Inoltre, esistono i borghesi arricchiti, chiamati Il popolo grasso, sono mercanti, intellettuali e ricchi commercianti, poi ci sono i lazzari, coloro che vivono di lavori saltuari e non sono ben visti dagli altri.

Le tasse imposte dalla Spagna sono rivolte solo al popolo, non alla nobiltà. Le tasse sono sugli scambi e sui beni di consumo, ma nel gennaio del 1647 ne viene approvata una sulla frutta sia fresca che secca, alimento base del popolo insieme al pane.

La risposta della città alla tassa sulla frutta

La protesta della città partenopea contro la tassa sulla frutta diventa violenta dopo l’insurrezione avvenuta a Palermo. Il 6 giugno, giorno dell’Ascensione, a Napoli si accende la prima scintilla, la quale viene alimentata nei giorni seguenti. Dietro queste proteste c’è Masaniello, un popolano ventisettenne precedentemente arrestato per essersi rifiutato di pagare le tasse. Insieme a lui c’è Giulio Genoino, un intellettuale anziano, da decenni impegnato nella lotta giuridica per il riconoscimento di antichi diritti della ricca borghesia.

Grazie ai finanziamenti di Giulio Genoino, Masaniello organizza una banda di circa duecento ragazzi armati di canne. Esplode, così, la sommossa nella piazza del mercato della città, dove i venditori si rifiutano di pagare le tasse e il viceré Rodrigo de Leon, duca d’Arcos, riesce a rifugiarsi in un convento.

Dopo qualche giorno il viceré si convince a trattare con Masaniello giungendo subito ad un accordo.

Masaniello riconosce l’autorità del viceré, il quale in cambio promette un maggiore equilibrio tra il potere nobiliare e quello popolare.

Nel giro di pochi giorni però Masaniello inizia a dare segni di squilibrio mentale e, quindi viene arrestato e ucciso il 16 luglio. Il cadavere decapitato viene abbandonato sulla spiaggia, in mezzo alla spazzatura e la testa viene consegnata al viceré come prova della sua morte.