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Napoli, la città nata dall’amore di Partenope

Della leggenda di Partenope, sirena, giovane donna o principessa, esistono molte versioni differenti. Eppure, forse, la più suggestiva è quella che ci viene raccontata da Matilde Serao in cui Partenope è una giovane innamorata ed è proprio del suo amore, giovane e spensierato, che si nutre la città di Napoli.

La versione più conosciuta della leggenda di Partenope, sirena bellissima e incantatrice di uomini, dice che sia la sua tragica morte a dare i natali alla città. Dopo aver fallito nel tentare Odisseo con il suo canto, la sirena si sarebbe lanciata per disperazione dalla cima di una scogliera. Il suo corpo, trascinato dalle acque, raggiunse gli scogli di Megaride, dove oggi si trova il Castel dell’Ovo. Fu trovata da un gruppo di pescatori ma, all’improvviso, il suo corpo si dissolse in schiuma di mare, prendendo pian piano le sembianze dell’intero paesaggio di Napoli.

La leggenda tramandata da Matilde Serao – nella raccolta Leggende Napoletane – ha, però, tutt’altra atmosfera. Napoli nasce dalla vita e non dalla morte, dalla giovane vitalità imperitura che colora l’amore di Partenope, fuggita dalla sua casa per vivere in libertà con Cimone, suo innamorato. Partenope, che in greco significa Vergine, dà vita alla città diventando una donna, crescendo – ed amando – al fianco dell’uomo che ha scelto per lei.

Napoli è stata creata dall’amore

Secondo questa versione della leggenda, Partenope, bellissima fanciulla era stata promessa in sposa ad Eumeo dal padre. La giovane, però, amava Cimone e, per questo, decise di fuggire con lui verso terre lontane. Terre che, in modo incredibilmente suggestivo, Matilde Searo descrive in attesa già da mille anni dell’arrivo dei due amanti. Terre colmate dalla ricchezza di mille primavere, pronte ad accogliere i due fuggitivi da prima ancora che i due si fossero innamorati. Terre nate per il loro amore.

La pianta secolare ha prestata la sua ombra benevola a tanta gioventù; la contorta e bruna pietra dei campi flegrei non ha lacerato il gentil piede di Partenope; il mare si è fatto bonario ed ha cantata loro la canzoncina d’amore, la natura leale non ha avuto agguati per essi“, riporta un intenso passaggio della narrazione.

Ma, sempre per amore, tutt’a un tratto, giunse la famiglia di Partenope dalla Grecia per ritrovarla. E la tanta vita, la magia reale, aperta e senza nebbie di questa terra li avrebbe convinti a restare. E molti altri arrivarono, dalla Grecia, dall’Egitto, dalla Fenicia, attirati dalla ricchezza e dalla bellezza, senza fremiti e allo stesso tempo vitale e sempre in mutamento, di questa terra nata per l’amore. E nacquero le mura, i villaggi e le vie.

Partenope non è mai morta

Storici e appassionati hanno, nel corso dei secoli, provato ad identificare il luogo di sepoltura di Partenope. C’è chi dice che la tomba della protettrice di Napoli si trovi a San Giovanni Maggiore, chi dice che si trovi a Sant’Aniello. Anche in questo caso, però, Matilde Serao rifiuta la morte di Partenope, spirito animatore e soffio vitale di Napoli tutta.

Partenope non è mai morta“, racconta. Guardando queste terre, scorgendo i suoi infiniti colori, la sua vitalità e contemporaneamente la sua statica mollezza, si può ancora vedere il passo immortale di Partenope. Si sente ancora il giovane amore che permea ogni angolo di questa città nata per lei, nei sussurri delle vie, nelle giornate calde di agosto, nelle ombre del bosco di Capodimonte, nel vento che soffia vicino al mare.

 

 

 

 

 

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.