Napoli e l’Abruzzo, idillio secolare
L’Abruzzo a Napoli tra Ottocento e Novecento
Napoli e l’Abruzzo, idillio secolare. C’è uno stretto legame tra l’aspra e affascinante regione e l’ex capitale borbonica. Un rapporto iniziato nell’Ottocento quando la città partenopea, considerata faro di cultura, attirava filosofi, letterati e artisti da molte regioni limitrofe.
Divenuti napoletani di adozione, non tutti ancora oggi sono a conoscenza delle origini abruzzesi. Origini che consentirono , come sempre capita tra emigrati, l’instaurarsi di amicizie durature e profondi sodalizi intellettuali.
Benedetto Croce , storico e filosofo, dalla natia Pescasseroli si era trasferito a Napoli per gli studi in giovane età con i genitori, deceduti sotto le macerie del terremoto di Casamicciola. Durante la sua vita soggiornò moltissimi anni nella città partenopea, dove fondò nel 1946 l’Istituto italiano per gli studi storici destinando per la sede un appartamento di sua proprietà, accanto alla propria abitazione e biblioteca nel Palazzo Filomarino. Alla sua morte, avvenuta nel 1952,fu sepolto nella tomba di famiglia al Cimitero di Poggioreale.
Francesco Paolo Tosti ,compositore e cantante, nativo di Ortona, studiò col maestro Saverio Mercadante presso il Conservatorio di San Pietro a Majella a Napoli, dove si diplomò in violino e composizione nel 1866.Tra le sue composizioni ricordiamo ‘A vucchella scritta in dialetto napoletano con versi di D’Annunzio.
Edoardo Scarfoglio, che avrebbe a lungo soggiornato a Napoli dopo aver sposato Matilde Serao e fondato prima il Corriere di Napoli e poi Il Mattino, aveva origini abruzzesi dal lato materno e da giovane frequentava la scuola a Chieti.
Il grande poeta pescarese Gabriele D’Annunzio ebbe anch’egli un periodo napoletano, peraltro tormentato. Vi giunse da Roma nel 1893, per essere sicuro di non incontrare alcuni creditori, ma fu presto osteggiato da Benedetto Croce. Strinse invece amicizia con Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio, che pubblicarono i suoi articoli prima sul Corriere di Napoli e poi su Il Mattino
Pittori abruzzesi a Napoli
La pittura abruzzese dell’Ottocento viene confusa con quella napoletana perché quasi tutti gli artisti furono attratti dalla vivacità di Napoli (oltre che di Parigi). Avendo svolto altrove gran parte della loro attività, se ne dimenticano però le origini.
Gabriele Smargiassi trasferitosi diciottenne da Vasto per frequentare prima l’Accademia di Belle Arti e poi l’atelier dell’olandese Pitloo, ottenne poi nel 1837 la cattedra di paesaggio nella prestigiosa accademia napoletana.
Giuseppe , Filippo , Nicola e Francesco Paolo Palizzi, ritenendo che Vasto, tranquilla provincia del Regno, non potesse offrire loro spazi artistici adeguati, seguirono a Napoli Gabriele Smargiassi, anch’egli vastese, titolare della Cattedra di Paesaggio l’Accademia di Belle Arti.
A partire dal 1836 e a pochi anni di distanza l’uno dall’altro, tutti e quattro i fratelli Palizzi si stabilirono nella città partenopea, attirati dalla sua vita culturale ed artistica. Nell’Accademia napoletana in particolare si formavano i giovani artisti provenienti da tutto il centrosud e vi si svolgevano numerose esposizioni patrocinate dai Borbone.
Filippo Palizzi poi nel 1878 ne sarebbe diventato Presidente e prima della morte, avvenuta proprio a Napoli, le donò una parte delle sue opere, oggi visibili nella cosiddetta Sala Palizzi.
Anche Francesco Paolo Michetti (Tocco Casauria 1851 – Francavilla al Mare 1929) uno dei pittori abruzzesi più famosi , a 17 anni frequentò l’Accademia di Belle Arti
La migrazione artistica
Tuttavia nei decenni successivi il fenomeno migratorio culturale dall’Abruzzo a Napoli si affievolisce progressivamente , tranne eccezioni rappresentate dal chietino Giuseppe Alberto Cocco, specialista in accattivanti nature morte floreali, e da Carlo Verdecchia di Atri, seguace in chiave moderna del naturalismo palizziano.
Tutti gli artisti abruzzesi, nonostante il soggiorno napoletano e seppur in stretto contatto con i pittori delle scuole di Posillipo e di Resina, hanno peraltro sempre conservato la loro identità ,come si nota chiaramente nelle loro opere ben lontane dal vedutismo partenopeo e pregne di un naturalismo venato da echi nostalgici per la terra natia.
Napoli in Abruzzo tra Novecento e Duemila
A un certo punto invece il fenomeno migratorio si inverte. Non si tratta di cultura nè di un fenomeno individuale come nell’Ottocento, bensì di un fenomeno turistico e sopratutto di massa. Dopo le distruzioni nel conflitto bellico, nel 1947 si avviava la ricostruzione di Roccaraso secondo un impianto urbanistico moderno.
Ciò le ha consentito di posizionarla tra le stazioni sciistiche più importanti di tutto l’Appennino e di prim’ordine nel panorama italiano. Ciò grazie sopratutto alla scoperta della località da parte di molti napoletani, che ne ha incentivato lo sviluppo portando anche ad un forte potenziamento degli impianti di risalita sciistici.
L’espansione edilizia si è estesa poi ai paesi limitrofi di Rivisondoli e Pescocostanzo, coinvolgendo anche Castel di Sangro, Alfedena ,Campo di Giove e altri ancora. Oggi l’Abruzzo viene scelta anche come località di soggiorno estivo da molti napoletani che la preferiscono alle gettonate località trentine per la relativa vicinanza alla città. Perfino il Napoli Calcio da qualche annata alterna il soggiorno trentino a quello abruzzese per la preparazione precampionato.
Ma Abruzzo non è solo montagna. Così, oltre che girare per l’interno alla scoperta delle tradizioni enogastronomiche locali e di borghi e bellezze naturalistiche meno conosciute, qualcuno inizia a visitare anche la costa , in particolare chietino-pescarese.
Napoli e l’Abruzzo,un idillio da coltivare
Ricordandosi sempre che vivere una terra per un periodo limitato, osservandola con uno sguardo idilliaco-paradisiaco è ben diverso dal viverla tutto l’anno, come mirabilmente sottolineato dal recente film Un mondo a parte. Specie in una terra come l’Abruzzo che nelle sue zone interne vive per dieci mesi all’anno seri problemi legati ad isolamento e spopolamento.
La speranza è che il fenomeno turistico non stravolga le caratteristiche di una regione che ha saputo conservare finora la propria identità.Un turismo sano e ben regolamentato porta benessere fisico a chi lo pratica e benessere economico alle popolazioni locali.
Napoli e l’Abruzzo, idillio secolare che potrebbe dunque proseguire ma solo a patto che il turista non si comporti come un conquistatore di terre altrui e non lasci tracce negative del proprio passaggio.Come hanno fatto gli abruzzesi venuti nel passato a Napoli: il loro ricordo è indelebile perché hanno dato alla città il meglio di sé e della propria terra.