Finisce così il sogno e l’avventura europea del Napoli, che si schianta contro il muro solido degli inglesi dell’Arsenal.
I Partenopei rimediano la seconda sconfitta consecutiva contro i Gunners, risultando evanescenti anche nella partita di ritorno, che tante speranze aveva alimentato nei tifosi, i quali nonostante le innumerevoli delusioni, determinate dalle ultime prestazioni, in massa sono accorsi allo stadio di Fuorigrotta, nel tentativo di resuscitare il morto. Purtroppo tanta cieca fiducia non è stata ripagata dalla gara degli Azzurri, che ancora una volta in campo sono sembrati lo sbiadito ricordo della bella squadra che fu.
Per onore di cronaca solo due azzurri si sono salvati dal marasma. Non passano Infatti inosservate le prestazioni di kalidou koulibaly vero e unico portatore della bandiera azzurra, che si è distinto per impegno e non solo per la fase difensiva, quanto anche per la fase offensiva e Alex Meret, giovane talento friulano, che da soli hanno retto In pratica l’intera squadra. Per il resto, meglio stendere un velo pietoso. Neanche la faccia sono riusciti a salvare gli uomini di Ancelotti, contro una squadra che nonostante le due vittorie è sembrata onestamente più che alla portata dei partenopei e che non si è neanche dovuta sforzare tanto per superare questo turno. Il Napoli Infatti ha praticamente steso un tappeto rosso agli inglesi, facendo segnare nel corso dei 180 minuti complessivi, la miseria di solo due conclusioni in porta peraltro neanche degne di nota. Uno score davvero infelice.
Nessun alibi, nessuna scusa, il Napoli ha meritato di uscire dalla competizione.
Proprio i numeri sono impietosi e rendono l’idea del fallimento. Su uno sterile possesso di palla del 70% fatto di una trama fittissima ma inutile, un passaggio su quattro è risultato sbagliato. Su 9 calci d’angolo non c’è stato una sola conclusione in porta. Sui complessivi 20 tiri totali scagliati in direzione della porta inglese, solo due hanno inquadrato lo specchio. I numeri si sa non sbagliano mai e nella loro fredda asetticità riferiscono, senza tema di smentita, del totale disastro del Napoli, nelle due prestazioni disputate contro l’Arsenal.
A nulla è valso scuotere i giocatori, richiamati dallo stesso allenatore, dopo la disfatta della partita di andata. Mai come nel caso in questione si è vista una squadra, il Napoli, soffrire tanto quella avversaria, l’Arsenal, al punto che solo le parate miracolose di Meret, hanno evitato la goleada, lasciando un barlume di speranza ai napoletani, che se la cavarono con un passivo di sole due reti, a fronte di un vero e proprio tiro a bersaglio.
Niente da fare, neanche gli schiaffi subiti sono riusciti a scotere gli azzurri e in occasione del ritorno, nonostante si sia invocata la presenza del pubblico, che ha risposto alla grande, affollando gli spalti a sostegno dei propri beniamini, i calciatori partenopei non hanno saputo brillare, distinguendosi invece per la totale sciatteria con cui hanno affrontato la partita.
Lo straripante vigore Atletico degli inglesi, in uno ad una cifra tecnica, sicuramente superiore, sono stati in primis i due motivi che alla base di tutto sembrano avere messo KO il Napoli. Un altro però oscuro motivo si paventa alla luce degli ultimi risultati e soprattutto delle recenti uscite degli Azzurri, una specie di malessere che nasce da dentro, da una consapevolezza forse di non essere all’altezza del calcio europeo, deprimendo ed influendo negativamente sulle prestazioni. Troppa la distanza in termini psicologici tra il Napoli e i londinesi, con gli azzurri che praticamente sembravano letteralmente passeggiare in campo, se si fa il confronto con la partita vista appena un giorno prima, tra il Manchester e il Tottenham, che si sono date battaglia dal primo all’ultimo minuto, correndo senza sosta e senza che la fatica li sfiorasse minimamente, in una gara che è stata un vero e proprio elogio allo sport.
Il GAP risulta a questo punto evidentissimo e la sconfitta del Napoli non rappresenta solamente una sconfitta della squadra partenopea, ma è la sconfitta dell’intero sistema calcio italiano, ormai gravemente ammalato, i cui prodomi di questo collasso, si sono già avvertiti fin dalla mancata qualificazione agli ultimi mondiali della nazionale Maggiore.
Eccezion fatta per la Juventus, che seppur sconfitta ha comunque mantenuto un minimo di dignità, le restanti compagini italiane, ben otto si ricordi, disseminate tra le due competizioni, hanno davvero fatto una brutta figura e quella che una volta era una delle maggiori potenze calcistiche mondiali è relegata oggi a nazione di rango e categoria Inferiore.
A nulla valgono i ricorsi alle disparità economiche, Ajax docet, a nulla vale acquistare il migliore giocatore al mondo, se non lo si circonda in maniera adeguata di atleti disposti a sacrificarsi in tutto e per tutto. Se a questo si aggiunge che ad ogni tocco, seppur minimo, gli eroi nostrani si abbattono al suolo come colpiti da una saetta, in simulazioni che varrebbero in alcuni casi un Oscar per la teatralità, la sequela di lamentele, in uno alla litigiosità e ai capricci, frutto di un narcisismo, che scade in delirio di onnipotenza, (peraltro neanche giustificato) che i nostri prodi sfoderano senza eguali in europa, allora si ha contezza del problema.
I mali del calcio italiano appaiono a questo punto davvero profondi e radicati e sarebbe opportuno che la federazione, attraverso una serie di azioni tese a modificare la rotta, provveda a dare le giuste indicazioni ai club nostrani, affinché con un progetto serio si possa ripartire dalla ricostruzione delle fondamenta dello Sport più amato dagli italiani.