Simbolo della storia francese, specialista dell’arte bellica, Napoleone Bonaparte è stato un politico ed uno stratega incredibile, fondatore del primo impero francese. Fu l’interprete, inoltre, della prima fase della storia contemporanea europea, denominata appunto “età napoleonica“. Condusse il popolo francese verso grandi successi e vinse un numero elevatissimo di battaglie, alcune delle quali fondamentali per la storia di questo paese.
Una delle guerre più rilevanti e più illustri è sicuramente la campagna di Russia tra la Grande Armata guidata da Napoleone e le milizie russe del generale Michael Barclay de Tolly. Un episodio chiave della battaglia è rimasto indelebile per la Francia: il 19 ottobre 1812 il comandante di Ajaccio, infatti, ordinò al suo esercito di lasciare la città di Mosca, conquistata un mese prima al termine della battaglia di Barodino, la quale aveva causato l’epilogo del potere dello zar Alessandro I.
Campagna di Russia: la fine dell’avventura di Napoleone
Fallito il tentativo di soggiogare l’Inghilterra, Napoleone decise di infrangere l’alleanza franco-russa, stipulata nel 1807, e di invadere la Russia. L’avventura napoleonica si concluse con una disfatta catastrofica e con la distruzione della maggior parte delle truppe del grande stratega. A partire da quel momento, cominciò, inoltre, il declino e l’epilogo del generale francese, provocato anche dalle perdite ingenti e dal disonore annientato di un paese allora padrone dell’Europa. La sconfitta della Grande Armata in terra russa ebbe delle ripercussioni rilevanti per la storia futura del continente europeo. Questo episodio, per di più, fu fonte di ispirazione per tante opere di numerosi letterati.
Nonostante il successo finale, il 13 settembre 1812 i russi furono costretti a lasciare Mosca, consentendo a Napoleone di oltrepassare le mura della città. Una decisione complessa, frutto di tante polemiche all’interno della popolazione; consegnare Mosca al generale francese era stato un disonore, ma difenderla dal nemico sarebbe stata un rovina ancor più funesta. Un’ipotetica battaglia si sarebbe conclusa con una sonora sconfitta per i russi; per questo motivo, il comandante Michail Kutuzov impose ai suoi uomini una ritirata strategica.
Successivamente, la capitale, infatti, fu soggiogata, ma Bonaparte si trovò davanti ad uno scenario insolito: circa 270.000 abitanti avevano abbandonato il centro urbano, permettendo al nemico di penetrare le mura cittadine. Il generale francese attese la consegna simbolica del potere e si stabilì nella capitale russa. Una “vittoria” acre, dal retrogusto ancora più aspro per gli incendi divampati in seguito. Dominio totale e sopraffazione senza freni: questa era la dura esistenza degli ultimi residenti rimasti, i quali cominciarono, però, a provocare delle ribellioni sempre più indomabili.
Le condizioni dei francesi peggiorarono di giorno in giorno, le derrate alimentari cominciarono a scarseggiare. Napoleone e le sue truppe, sempre più esausti, erano intenti a stipulare trattative di pace con lo zar Alessandro I; il tentativo, però, risultò vano. Per tale ragione, il 19 ottobre 1912 lo stratega francese ordinò la ritirata, ritirata, che , tuttavia, si concluse con una vera e propria calamità. La Russia approfittò delle difficoltà ingenti dei rivali ed ostacolò il loro ritorno. I francesi rientrarono a Parigi privi di uomini e provviste; fu l’episodio che diede avvio alla decadenza dell’età napoleonica.