Gioacchino Murat, di umile origini, nasce in Francia il 25 marzo 1767. É il simbolo del riscatto sociale, perché da figlio di due locandieri è diventato generale e re di Napoli sotto l’Impero di Napoleone. Nel 1808 Napoleone lo nomina re di Napoli, per sostituire il reggente precedente Giuseppe Bonaparte nominato re di Spagna.
A Napoli, Gioacchino Murat è noto come Gioacchino Bonaparte ed è ben accolto dai sudditi per la sua bella presenza, per il suo coraggio e par il suo gusto dello spettacolo, ma non è di gradimento del clero.
Murat, dopo aver cacciato via gli inglesi dall’isola di Capri, fonda con un decreto nel 1808 il “Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade” (all’origine della facoltà di Ingegneria a Napoli, la prima in Italia) e la cattedra di agraria nella stessa università con decreto del 1809, ma con un decreto del 1811 chiude l’antica Scuola medica salernitana.
Inoltre, avvia opere pubbliche a Napoli come il ponte della Sanità, via Posillipo, nuovi scavi a Ercolano, il Campo di Marte e anche nel resto del Regno: l’illuminazione pubblica a Reggio Calabria, il progetto del Borgo Nuovo di Bari, il riattamento del porto di Brindisi, l’istituzione dell’ospedale San Carlo di Potenza e l’ammodernamento della viabilità sulle montagne d’Abruzzo.
Nel 1809, Gioacchino Murat introduce nel regno di Napoli il divorzio, il matrimonio civile e l’adozione, ma tutto questo non è gradito al clero. Il re ha l’appoggio dei letterati grazie alla riapertura dell’Accademia della Pontanina. Pochi anni più tardi, arriva la rovina di Gioacchino Murat, infatti il suo esercito viene sconfitto in Russia nel 1812, a Lipsia un anno dopo e nel 1815 a Waterloo che segna la fine dell’impero napoleonico e sul trono di Napoli i Borboni.
Murat tenta di riprendersi regno di Napoli, ma tra il 2 e il 3 maggio del 1815 fugge da Napoli per rifugiarsi prima in Francia e poi in Corsica. Qui, qualche mese dopo (28 settembre), organizza una spedizione per mare per conquistare di nuovo il trono del regno di Napoli.
Si disperdono alcune imbarcazioni con dei combattenti a bordo e sbarca a Pizzo Calabro l’8 ottobre con l’intenzione di andare a Monteleone, convinto di trovare una buona accoglienza, però viene bloccato e costretto a ritirarsi sulla spiaggia, ma il comandante della barca, fugge a Malta.
Murat ed i suoi sono subito catturati e rinchiusi nel castello, poi viene processato e fucilato 13 0ttobre nello stesso castello il cui era prigioniero. Il giorno della sua morte, Gioacchino Murat, con il suo orgoglio impeccabile si confessa con il sacerdote e scrive una lettera ai suoi cari.