Donato Bilancia, un nome che associamo ad un serial killer seriale davvero. Condannato a ben 13 ergastoli era nel carcere Due Palazzi di Padova a scontare la pena e lì è morto in serata per complicanze Covid.
I delitti attribuiti a Bilancia sono avvenuti tra il 1997 e il 1998 tra la Liguria e il Piemonte. Bilancia scontò i primi anni di prigione al carcere di Marassi a Genova, per poi essere trasferito a Padova negli ultimi anni. Era soprannominato “il mostro dei treni” o “il serial killer delle prostitute”.
Venne arrestato nel 1998, a tradirlo fu l’auto usata per alcuni suoi spostamenti. Era nato a Potenza nel 1951.
La vita di Bilancia è stata costernata da delitti sin da giovane, a 15 anni i primi guai con la giustizia, continuati nel 1974 con un arresto in flagranza di reato per furto e, nel 1976, per rapina; riuscirà poi ad evadere dal carcere. Alla professione di ladro si unisce anche il vizio del gioco d’azzardo e, come egli stesso dichiarerà in seguito ai carabinieri, puntava spesso somme molto elevate, pagando sempre i suoi debiti e non venendo mai meno in tal senso alla sua parola. Nell’ambiente delle bische clandestine era noto con il nome di “Walterino”. Nel 1987 il suicidio del fratello Michele che, con in braccio il figlio piccolo Davide di 4 anni, si getta sotto un treno presso la stazione di Genova Pegli, lo segnò definitivamente, amplificando dei disturbi mentali già da tempo presenti. Nel 1990 Donato Bilancia è vittima di un incidente stradale e, come 18 anni prima, nel 1972, rimane in coma per alcuni giorni.
I primi delitti iniziarono nel 1997 dove uccise un uomo soffocandolo. I delitti per motivazioni futili continuarono per lungo tempo, colpendo amici, persone sconosciute parenti ecc..
Qualche anno dopo Donato Bilancia iniziò a prendere di mira le prostitute, uccidendone decine e decine, sia quelle con cui si appartava sia altre per motivi sempre futili effimeri e analoghi.
Bilancia venne condannato a 13 ergastoli per i 17 omicidi e a 16 anni di reclusione per il tentato omicidio di Lorena Castro, con sentenza del 12 aprile 2000 del tribunale di Genova, confermata poi in Corte d’appello e in Corte di Cassazione. Scontò inizialmente la sua pena al carcere di Marassi, poi al carcere di Chiavari per essere trasferito nel carcere Due Palazzi di Padova, dove è deceduto poche ore fa per cause legate al Covid-19.