Si è tenuta oggi l’audizione del pm Marini riguardo la morte in circostanze sospette di David Rossi, ex capo della comunicazione Monte Paschi di Siena, archiviata come suicidio. Risale solo a poche settimane fa la dichiarazione, sempre nel corso dell’audizione parlamentare, del pm Nastasi che sembrerebbe essersi riconosciuto nel vicolo in cui David è precipitato cadendo dalla finestra del suo ufficio. Lui aveva sempre sostenuto di non essersi avvicinato al vicolo la sera del 6 marzo 2013.
Alcune circostanze riguardo la sua morte destano sospetti, come l’orologio caduto dalla finestra 20 minuti dopo il presunto suicidio di David e un video che inquadra due persone vicine al suo corpo nel vicolo che, però, non gli prestano soccorso.
All’epoca dei fatti Nicola Marini era il pubblico ministero di turno. Oltre a Marini, la sera in cui morì Rossi, nell’ufficio dell’allora capo della comunicazione della banca, al terzo piano della sede di Mps in Rocca Salimbeni, entrarono per un sopralluogo i sostituti procuratori Aldo Natalini e Antonino Nastasi, che coordinavano le indagini sulle vicende finanziarie che riguardavano il Monte dei Paschi.
Sul Pc fisso di David Rossi ricercata 35 volte la parola ‘suicidi’
Dagli approfondimenti fatti nel 2019 sul computer fisso di David Rossi, svolti dalla Procura di Genova “si scopre che nell’ultimo periodo sul computer di Rossi vengono trovati 35 file relativi alla parola suicidi“. Lo ha rivelato il magistrato Nicola Marini, ascoltato oggi in Commissione di inchiesta sulla morte di David Rossi, ex responsabile della comunicazione della banca Mps.
“Viene fatta una scrematura da parte della polizia postale relativamente alle date 1 marzo, 6 marzo ristretta alle parole soldi, crisi, suicidio – ha spiegato Marini – Uno degli ultimi dati che stava leggendo Rossi e messo nella posta eliminata è del 6 marzo 2013 alle ore 16.39 e riguardava un dato molto importante, la circostanza che 8 suicidi al mese avvengono per ragioni economiche. Questo è un dato che stava leggendo David Rossi“.
Il pm Nicola Marini sostiene che se ci fossero stati elementi tali da sospettare una morte in circostanze diverse dal suicidio, avrebbero indagato: “Se ci fosse stato un solo elemento concreto al quale agganciare un’ipotesi da investigare diversa da quella suicidaria lo avremmo fatto. Non c’era motivo di non farlo“.
“Il terrore di aver fatto delle cavolate, le dichiarazioni fatte dalla famiglia, la mail del 4 marzo, il medico legale che ci dà indicazioni ben chiare su un gesto auto soppressivo, nessuna voce contraria da parte della parte offesa. Se voi leggete tutti gli atti, vi rendete conto che non c’è un’informativa, una dichiarazione, un’ipotesi rappresentata che sia dissonante da un’ipotesi diversa dal suicidio” ha detto Marini.
Morte di David Rossi, pm Marini: “Non lo avevo mai visto prima”
Oggi, il pm Marini ha ricostruito gli avvenimenti di quella sera: “Io quella sera ero di turno. Verso le 21 venni chiamato da Nastasi che mi disse: ‘E’ successo un fatto grave, è morto David Rossi’. Fino ad allora non mi aveva chiamato nessuno“, ha detto Nicola Marini, procuratore della Repubblica facente funzioni presso il Tribunale di Siena, intervenuto in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta.
Marini, quella sera, era il pm di turno. “Successivamente ho chiamato o sono stato chiamato” da “Cardiello” per “avere una macchina di servizio che potesse portarmi sul posto“, ha spiegato Marini aggiungendo di aver detto a Nastasi di essere presente sul posto “vista la vicinanza delle indagini su Mps” perché “laddove fossero venute fuori connessioni di quelle indagini non sapevo nulla“.
“Non avevo mai visto David Rossi, non lo ho mai incontrato né ci ho mai parlato“, ha continuato.
I bigliettini e la telefonata: secondo Marini si trattava di Daniela Santanché
“Il luogotenente Cardiello mi fece notare dei bigliettini nel cestino in parte stracciati. Li prese e li dispiegò sul tavolo e accostò le parti strappate in modo che fossero leggibili”.
Continua: “Avevamo dei biglietti che rappresentavano le ultime volontà, la stanza era lineare e non restava che andare a vedere il cadavere. Alle 21,59 suonò il telefono del Rossi, tutti vedemmo dal display che era la Santanchè e nessuno rispose. Smise di squillare”.
Il pm ha detto di aver detto al carabiniere di prenderli e “li apriamo, Cardiello li mette sul tavolo, li dispiega e ricompone quello strappato in maniera fosse leggibile“, ha detto aggiungendo di non ricordare “se avesse o no i guanti“. “I biglietti furono messi a tutela in un libro che rimase nella stanza”, ha continuato.
Nel cestino di David Rossi fazzoletti sporchi di sangue
Sulla presenza di fazzolettini sporchi di sangue, il pm Marini ha concluso: “Dentro c’erano fazzolettini di cui apprendo l’esistenza quando viene depositato il fascicolo della scientifica” aggiungendo di non averli visti durante il primo sopralluogo insieme ai pm.
“Il medico legale che era a conoscenza dell’esistenza dei fazzolettini non li ha ritenuti utili ma così non ha fatto nemmeno il consulente di parte“. Lo ha detto pm Nicola Marini a proposito del ritrovamento dei fazzoletti sporchi di sangue nel cestino dell’ufficio di David Rossi.
“Nel bagno – ha aggiunto il magistrato – abbiamo trovato una cartina di cerotto, abbiamo trovato cerotti nel cestino e sui polsi abbiamo trovato segni di cerotto riferibile al kit fornito in azienda“.
“Mi pare che la logica conclusione non può che portarci ad una sola conclusione, che quel sangue poteva essere una tamponatura del sanguinamento di vecchie o nuove cicatrici che Rossi si era auto inferto” ha spiegato, concludendo, il pm.