Una ricerca medica ha individuato delle “molecole spia” in grado di identificare il cancro prima ancora che si manifesti nel corpo.
La ricerca è stata condotta a Napoli: dal dipartimento di Medicina molecolare e Biotecnologie mediche dell’Università Federico II, sotto la guida della professoressa Gerolama Condorelli, insieme all’istituto di Endocrinologia ed Oncologia Molecolare del Cnr di Napoli; e del team guidato da Cristina Quintavalle, Carla Lucia Esposito, e la clinica Mediterranea con il team del dottor Renato Thomas.
Lo studio si incentra sulla scoperta di nuove molecole che ci ” avvisano” preventivamente di un possibile stadio iniziale del tumore, quindi più facilmente curabile rispetto ai livelli successivi di cui veniamo a conoscenza successivamente.
“Lo stadio della malattia alla diagnosi influenza fortemente la sopravvivenza del paziente. L’efficacia delle strategie diagnostiche disponibili, come la mammografia, è limitata dalle dimensioni minime del tumore necessarie per la visualizzazione.”
In cosa consiste la ricerca: si parte da cellule tumorali che rilasciano grandi quantità di esosomi, nanovescicole che trasportano al loro interno materiale biologico attivo come le proteine o mRNa, e sono in grado di trasmettere specifici segnali attraverso il torrente circolatorio, questo sistema di organi addetto al trasporto di liquidi diversi, come il sangue.
Attraverso il sangue quindi, gli esosomi possono essere analizzati per ricercare fattori utili alla classificazione del tumore presente, rientrano infatti tra i marcatori promettenti del nuovo approccio di diagnosi definito “biopsia liquida“.
C’è da dire però che non sono state ancora ufficializzate metodologie in grado di alienare questi esosomi specifici per il carcinoma mammario.
Il gruppo di ricerca capitanato dalla professoressa Condorelli è riuscito ad isolare nuove molecole, chiamate aptameri, in grado di riconoscere gli esosomi derivanti dalle cellule del tumore alla mammella.
Queste molecole sono anche in grado di ostacolare l’ingresso degli esosomi nelle cellule circostanti, ed evitare quindi un contesto pro-tumorale.
“Gli aptameri sono corti oligonucleotidi capaci di riconoscere il bersaglio con alta affinità e specificità, presentando grandi vantaggi nella diagnosi e nella terapia oncologica. La migliore tra le molecole sviluppate è stata caratterizzata in maniera approfondita e mostra promettenti applicazioni, sia nella diagnosi in biopsia liquida che nella terapia del tumore al seno”
L’aptamero è stato brevettato ed è in programma un kit diagnostico basato sulla sua versatilità, in modo da adattarlo per scopi diagnostici. La ricerca è in continua evoluzione e promette grandi innovazioni, in questo campo ancora molto combattuto e che oggi registra una media di una donna su otto, a cui viene diagnosticato un cancro durante la sua vita, e una donna su 33 che invece non ce la fa.
La ricerca in questione è stata anche pubblicata sulla rivista Molecular Therapy- Nucleic Acids.