Francesco Paolo Michetti è stato un pittore italiano noto soprattutto per le sue opere di genere. Nacque a Tocco da Casauria in provincia di Chieti il 4 agosto 1851.
La storia di Michetti e alcune delle sue opere più famose
Morto il padre quando era ragazzo, Michetti fu costretto a lavorare con un artigiano locale. Nel 1868 Michetti ottenne uno stipendio dalla provincia per studiare all’Accademia (ora Istituto) di Napoli sotto Domenico Morelli. Tra i suoi colleghi c’era Eduardo Dalbono. Lì interagisce anche con Filippo Palizzi, Giuseppe De Nittis e Marco De Gregorio, artisti della Scuola di Resina. Problemi disciplinari fecero presto tornare Michetti a Chieti.
Iniziò a soggiornare a Francavilla a Mare, che nel 1878 sarebbe stata la sua residenza. Si recò a Parigi, incoraggiato e sostenuto da De Nittis, dal mecenate Beniamino Rotondo e dal mercante d’arte Reutlinger. A Parigi espone al Salon del 1872: “Ritorno dall’erbaggio”, “Sogno d’innocenza” e “La raccolta delle zucche”. Espose anche ai Salons nel 1875 e nel 1876.
Nel 1874 fece amicizia con il pittore spagnolo Mariano Fortuny a Napoli. Nel 1877, con la sua “Processione del Corpus Domini”, rappresentazione coloratissima ed effervescente di una festa, viene riconosciuto come uno dei migliori nelle esposizioni scolastiche. L’anno successivo a Parigi, espone “Springtime and Love”, una rappresentazione di famiglie che si godono una collina sopra un villaggio con un’ampia vista sul mare e sul cielo. All’Esposizione Nazionale di Torino del 1880, Michetti espose la “Domenica delle Palme”, le “Pescatrici di londine” e “I Morticelli”.
Gubernatis ed il suo ricordo dell’artista
Gubernatis rimarca la vivacità di queste opere, e dice: “Il successo di Napoli aveva inebriato la mente del giovane artista, e si risentiva amaramente che essendo stato sviato alla ricerca dello strano e inverosimile, avesse fatto naufragio nell’indecifrabile. Mentre alcuni proclamavano che questi dipinti stabilivano la sua indiscutibile fama, (alcuni pensavano) quelle opere ebbero un successo maggiore di quanto meritassero. Da tutte le parti c’era l’esagerazione, e mentre Michetti si era abbandonato ai suoi difetti, passando dalla sua ansia di diventare un colorista a una mostra che rasentava il barocco, tanto per l’opinione che a volte il brivido della sua tavolozza sconvolgeva il suo criterio di artista. Ma accanto a questi difetti si sono rivelate le qualità più positive: il sentimento e la poesia del reale, a differenza di molti altri, anche tra i migliori, che non vedono nulla al di là della loro direzione artistica data, al di là della scuola cui sono affiliati”.