Meditare è sicuramente un’attività utile ed efficace per ottenere serenità e benessere. Recenti studi condotti da diversi dipartimenti operanti in ambito sanitario hanno evidenziato i benefici della meditazione che vanno dalla riduzione dello stress, ansia e rabbia fino ad arrivare alla prevenzione e cura della depressione. Inoltre la meditazione aiuta la memoria, favorisce la concentrazione ed ha effetti benefici anche nella prevenzione di malattie come l’alzhaimer. I processi biologici derivanti dalla meditazione garantiscono una migliore funzionalità del cervello, evitando allo stesso tempo il sopraggiungere di malattie cerebrali.
La meditazione quindi influisce largamente sull’umore e il benessere degli individui per cui non ci sarebbero motivi per non meditare, tuttavia è una pratica non ancora diffusissima in Occidente in quanto presenta un grosso “difetto”: è un’attività statica. Essa comporta lo stare fermi per un certo tempo in una posizione comoda (che può essere quella celebre nota col nome “fiore di loto”, ma anche altre) e provare a svuotare la mente, portando l’attenzione al respiro e cercando di rimanere concentrati su di esso per il maggior tempo possibile. Affinché si producano degli effetti positivi non è necessario che questa pratica sia ripetuta per ore, in realtà bastano pochi minuti al giorno per avere, nel giro di qualche settimana, un beneficio a livello psichico ed emotivo, tuttavia la staticità non sembra essere un concetto familiare per noi occidentali. Sembra che ci sia una repulsione per tutto ciò che comporta lo “stare”, essere, osservare, testimoniare, “lasciare che sia…”
Viviamo nella società del fare, dove si pensa che il beneficio derivi dall’agire, costruire, il benessere deriva dall’azione, dal dinamismo e dalla capacità di porre in essere prestazioni brillanti. Siamo nell’era della performance, dove il valore dell’uomo si misura tramite ciò che “fa” piuttosto che ciò che “è”. In questo modo i due concetti si accavallano, non siamo più chi siamo ma “siamo ciò che facciamo”, ci identifichiamo con il lavoro, una passione, un hobby, uno sport, smarrendo la nostra vera identità di fondo. Da qui una crisi d’identità e di valori,uno sviluppo mostruoso dell’ego che è causa di tanti mali della nostra società.
Per venire incontro alle esigenze di questo mondo che va così di fretta e usufruire ugualmente dei benefici della meditazione è stato creato l’espediente delle “meditazioni dinamiche”, che consistono nello sfruttamento di una attività fisica a fini meditativi. La meditazione consiste in una attenzione particolare alle funzioni del nostro corpo, come per esempio il respiro, ma anche alle sensazioni corporee o al modo in cui le emozioni si manifestano all’interno dei distretti corporei.
Questa attenzione, se mi riesce difficile svilupparla attraverso l’immobilità e la staticità, posso ottenerla tramite un’azione, durante il movimento corporeo che può essere di vari tipi. Può consistere per esempio in un’attività di scrittura, con la stesura delle pagine del mattino, ovvero quell’attività che consiste nel redigere una sorta di “album dei pensieri”, ovvero riempire diverse pagine con i propri pensieri, scrivere tutto ciò che passa per la testa dando forma a quello che è il prodotto incontrollato della nostra mente che ci impedisce di essere presenti nel qui ed ora.
Oppure può consistere nella danza, si può mettere su un brano musicale, prestare alla musica un’attenzione particolare e muoversi e ballare mantenendo questa qualità di ascolto interiore, stimolando e muovendo quelle parti del corpo da cui emergano delle sensazioni richiamate dal risuonare delle note.
Ognuno può trovare lo strumento meditativo più consono per sé e per il suo modo di essere. L’importante è ascoltarsi.