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Massacro del Circeo: una pagina di cronaca che non può essere dimenticata

La storia di quello che viene definito il massacro del Circeo sconvolge ancora oggi.

Non c’è persona di quegli anni che non ricorda che coda sia avvenuto quella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975. Immagini che fanno parte della storia della cronaca. Tutti ricordano gli occhi sbarrati di Donatella Colasanti mentre veniva estratta viva dal bagagliaio dell’auto dove era stata rinchiusa insieme al cadavere dell’amica Rosaria Lopez dopo essere stata stuprata e torturata per 36 ore.

Il film

Per chi non conosce cosa accadde quella notte consigliamo di vedere il film con Benedetta PorcaroliLa scuola cattolica che ricostruisce e analizza i retroscena del massacro del Circeo, la notte che sconvolse l’Italia.

La storia 

Rosaria Lopez, 17 anni, barista, e Donatella Colasanti, 19 anni, studentessa, venivano dal quartiere popolare della Montagnola di Roma.

Le due avevano conosciuto da poco in un bar Andrea Ghira, ventiduenne, figlio dell’imprenditore edile ed ex campione olimpico di pallanuoto Aldo Ghira, Angelo Izzo, ventenne, studente di medicina e Gianni Guido, diciannovenne, iscritto alla facoltà d’ingegneria.

Tre, considerati “bravi ragazzi” della buona borghesia romana. Le giovani avevano fatto amicizia con i ragazzi  tanto da essere invitate con una terza amica (che poi non si è presentata) a partecipare a una festa a casa dei genitori di Ghia in località Lavinio, frazione di Anzio.

Ma Izzo e Guido cominciarono a fare esplicite avance sessuali alle ragazze le quali rifiutarono. Ciò scatenò una violenza cieca da parte dei giovani.

Donatella e Rosaria furono picchiate, stuprate e seviziate da Izzo, Guido e Ghia (che nel frattempo li aveva raggiunti) per 36 ore di seguito.

Il massacro del Circeo: la morte di Rosaria Lopez

Rosaria, dopo stupro multiplo e le percoss, venne drogata e poi affogata nella vasca da bagno. La stessa sorte sarebbe toccata a Donatella. La Colasanti, però, dopo essere stata violata in ogni modo, si è finta morta, così è riuscita a salvarsi la vita.

Izzo, Guido e Ghia hanno rinchiuso i corpi delle due donne nel bagagliaio della loro auto. Dopo tornarono verso Roma con l’idea di sbarazzarsi dei cadaveri.

In macchina, Colasanti raccontò nel corso del processo, i tre cantavano e ridevano ironizzando sull’accaduto con battute quali «Zitti che a bordo ci sono due morte» oppure «Come dormono bene queste».

Giunti a Roma i tre andarono fuori a cena, lasciando la vettura con le due ragazze nel quartiere romano Trieste.

La foto che sconvolse l’Italia

Una volta allontanati dalla macchina i tre, Donatella iniziò a gridare.

Alle 22:50 del 30 settembre un metronotte si accorse dei rumori che provenivano dall’auto e allertò una volante dei Carabinieri che diede l’allarme.

Un fotoreporter arrivò sul posto nel momento in cui venne aperto il bagagliaio della macchina immortalando in una foto simbolo tutto l’orrore di quello che era accaduto.

Izzo e Guido vennero arrestati dopo poche ore mentre Ghia riuscì a fuggire dandosi alla latitanza.