Si scrive sceneggiata e si legge Mario Merola. Passano gli anni ma questo segmento dell’arte napoletana resta indiscutibilmente legata al suo Re. Sua maestà è scomparso da troppi anni, dall’ormai lontano 12 novembre 2006 nell’ospedale di Castellammare di Stabia dove era ricoverato.
Nei giorni del bellissimo matrimonio di suo figlio Francesco con la splendida Marianna il pensiero è tornato per forza di cose su papà Mario. Uno dei più grandi esponenti della canzone napoletana.
Mario Merola e Pino Mauro: rivalità vera o presunta tale…
Negli anni ruggenti Mario Merola aveva un rivale: Pino Mauro. Il cantante originario di Villaricca (vero nome Giuseppe Mauriello) ha avuto un percorso musicale pressoché identico. La sua carriera si è divisa tra l’interpretazione vocale di brani del repertorio della Canzone classica napoletana e l’interpretazione della sceneggiata, in auge ai primi del Novecento.
Seduto ai tavoli del salone Margherita Pino Mauro si lascia andare ai ricordi: “Vollero a tutti i costi creare questa rivalità con Mario Merola. Per me non esisteva, ognuno aveva il suo stile ed il suo pubblico. Ma faceva gioco fare credere che ci fosse una sorta di sfida fra noi due” racconta.
“Di una cosa però sono orgoglioso, della moda che ho lanciato con i miei basettoni. Mi piaceva tanto sentire quando qualcuno diceva: Mi sono fatto le basette alla Pino Mauro” sorride l’artista napoletano ormai 83enne.
Sceneggiata napoletana dal 1920 a Mario Merola
La sceneggiata teatrale napoletana nasce nel primo dopoguerra. Stiamo parlando del periodo intorno al 1920 per culminare intorno agli anni 1940. Questo genere teatrale nasce con l’intento di unire al teatro la musica e contiene anche un melologo, cioè un monologo con parti drammatiche e fortemente pregne di emotività. Questa corrente teatrale, inizialmente, intrattenne gli spettatori per un ventennio.
Ebbe, in seguito, una seconda vita. A metà degli anni ’60, la sceneggiata viene considerata nuovamente. In effetti, all’epoca Mario Merola rappresentava un ottimo interprete del genere.
Infatti, l’attore natìo di Castellammare di Stabia, raggiunse ben presto l’apice del successo. Stiamo parlando di un modo di inscenare totalmente campano. Un modo di recitare tanto particolare e tanto singolare da rompere i confini regionali prima e nazionali poi.
L’aneddoto che bisogna conoscere: l’artista campano, inizialmente, non si dedica alla recitazione per passione e inclinazione naturale. Infatti sarà dapprima calciatore, poi seguirà la propria passione per il canto. Per questo motivo sarà una casualità l’ingresso sul palco teatrale dell’attore stabiese. Sarà una festa di paese, poi, a far emergere il talento di quello che all’epoca era un semplice scaricatore di porto. Dopo qualche tempo, arriva la prima interpretazione presso il Teatro Sirena di Napoli.
La sceneggiata dal nome “Malufiglio”, inaugurerà la carriera artistica dell’interprete napoletano. Mario Merola, non abbandonando mai la passione per la musica, in questo periodo diverrà un vero e proprio scovatore di talenti. Egli stesso noterà un giovanissimo Massimo Ranieri. Riuscirà a calcare il palco, non ancora famoso, con Claudio Villa negli Stati Uniti.
La sceneggiata arriva in televisione: “Isso, essa e o’malamente”
Tra gli anni settanta e ottanta la sceneggiata napoletana viene trasmessa in televisione. Solitamente lo spettacolo contiene tre interpreti fondamentali: Lui, lei e il mascalzone. In dialetto napoletano, “Isso, essa e o’ malamente“. In genere, gli attori che fungono da aiutanti sono i seguenti: la mamma, il piccolo e il comico.
Rispettivamente, “a’mamm, o’nennillo, e o’ comic”.
Una famosissima sceneggiata dell’interprete napoletano del genere ha il titolo de: “Zappatore“. Un’opera teatrale risalente al 1930 e riportata in scena dall’artista ben cinquanta anni dopo. Questa particolare ambientazione, molto amata negli Stati Uniti, creò la condizione necessaria per il doppiaggio in inglese, francese, turco, arabo e tedesco.
Diverse le sceneggiate, più amate, che consacrarono il Merola attore teatrale e cinematografico. Tra queste: “Lacrime Napulitane, Zappatore, I figli so piezzi’ e core”.
L’attore, cantante e compositore è stato il rappresentante di un genere teatrale tutto napoletano. Ha saputo esportare la nostra cultura in Italia e nel mondo. Ed è ancora oggi apprezzato dal pubblico.