Tornano a far sentire la loro voce i dipendenti Whirlpool con 500 persone in marcia tra rabbia e determinazione. Striscioni, bandiere, tamburi, megafoni: hanno sfilato in centinaia ieri a Napoli, dalla stazione di Mergellina fino ai cancelli del consolato americano, operai della Whirlpool e di altre aziende provenienti da tutta Italia, in segno di solidarietà con i colleghi dello stabilimento partenopeo che rischia la chiusura il prossimo mese di ottobre. Erano presenti anche i lavoratori della società torinese Embraco, in un momento critico a sua volta dopo il dichiarato fallimento.
In piazza, perfino bambini: intere famiglie che rischiano di perdere il futuro a causa della decisione presa dalla multinazionale e dell’acquiescenza del ministero dello Sviluppo economico. Su tante magliette, la scritta “Whirlpool Napoli non molla“.
Fim, Fiom, Uilm spingono affinché il Governo prenda provvedimenti atti a favorire investimenti e a penalizzare le chiusure. In base alle dichiarazioni dei sindacati, ci sarebbe poco da stare tranquilli anche a Caserta e nelle sedi lombarda e marchigiana. Conclusa la marcia, alcuni rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm sono stati ricevuti dal console americano Patrick C. Horne al quale è stato chiesto di attivarsi per sensibilizzare i vertici aziendali e convincerli a retrocedere dalla decisione presa. Il console ha annunciato l’invio delle istanze all’ambasciatore americano.
Per far sì che sia rispettato l’accordo del 2018, col quale l’azienda si impegnò con un piano industriale da 250 milioni di euro di cui 17 per il rilancio di Napoli, fino al 31 luglio (giorno dell’incontro a Roma tra sindacati, MiSe e azienda) è stato indetto uno sciopero di quattro ore oltre allo stop degli straordinari a tempo indeterminato da parte dei dipendenti.