RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Roma, 19 giugno 2020. Dopo la sveglia presto e il viaggio in bus, arriviamo a Roma. Percorrendo il tragitto dalla fermata della metro a piazza Montecitorio, Roma sembra diversa dal solito. Pochissime persone per strada, i negozi ancora chiusi, sguardi incuriositi che ci seguono. Noi proseguiamo dritti, sicuri dei nostri passi, colorati, sorridenti, rumorosi, come solo noi sappiamo essere (nel modo buono). È questo che incuriosisce i passanti. Cartelloni alla mano, bandierine, magliette con la scritta LAVORATORI AEROPORTUALI STAGIONALI, megafono. Insomma, è chiaro che siamo lì per protestare, ma a guardarci non ci si crede!
Siamo carichi, abbiamo aspettato questo giorno per mesi tra momenti di rabbia e indignazione, ma oggi no. Oggi siamo soprattutto felici, perché siamo qua. Lo avevamo detto e lo abbiamo fatto.
Solo a pochi metri dalla piazza però iniziamo a renderci conto di ciò che abbiamo costruito e l’applauso di benvenuto che ci accoglie appena svoltato l’angolo, ci carica ancor di più e ci emoziona, tanto.
Sono lì, i nostri colleghi stagionali degli aeroporti Fiumicino e Ciampino con cui abbiamo coordinato l’organizzazione di questa manifestazione, che abbiamo conosciuto nel periodo più buio attraverso le chat e le videochiamate, che ora sono lì, accanto a noi a continuare ciò che avevamo iniziato. La lotta per la nostra dignità e per il nostro futuro.
Senza creare assembramenti inopportuni, con i volti fasciati dalle mascherine e le autorizzazioni in regola, abbiamo fatto le cose per bene. Peccato che gli stati Generali dell’Economia convocati dal Governo qualche giorno fa ci hanno lasciati davanti ad un palazzo pressoché vuoto. Il messaggio però è passato lo stesso.
“Per noi nessuna ripartenza. Stagionali Aeroportuali ancora alla fase zero”. Questo si legge sullo striscione apposto di fronte al palazzo e questo è il cuore del discorso. Stiamo rimanendo indietro e non certo per un bonus di 600 euro mancato o arrivato in ritardo.
Il megafono vibra tra i cori e le urla di indignazione: “In questi mesi siamo venuti in contatto con centinaia di stagionali con alle spalle anche 10 anni di stagioni, ed oltre. Questa non è sicuramente una problematica sorta con la pandemia da Covid-19, ma un “sistema di lavoro” che viene perpetrato da anni che è venuto potentemente a galla in questi mesi, mostrando un lato molto debole del mondo del lavoro italiano ed in alcuni casi della sua scelleratezza. Nessuno di noi ha potuto fare a meno di pensare che se questo sistema sciagurato fosse stato eradicato anzitempo molti lavoratori non si troverebbero oggi in situazioni che rasentano la disperazione. Ci auguriamo che, a fronte di un’auspicata ripresa del nostro Paese, sia interesse di tutte le parti impegnarsi affinché gli errori del passato possano trovare soluzione oggi, in quella che speriamo possa essere la base per la rinascita di un’Italia migliore.”
E guardarsi attorno in quel momento è una sorpresa e un’emozione. Siamo un’unica voce, forte, decisa. Questa giornata cimenta le nostre convinzioni e il legame che ci unisce, stagionali di Napoli e Roma, di Bari e Venezia, di Brindisi e Bologna. Chi non è presente, ci segue da lontano e venendo qui ci siamo portati dietro le parole di incoraggiamento e le manifestazioni di solidarietà che ci arrivano da lontano. E poi l’occhio cade su una targa nel pavimento. Una targa commemorativa dei fratelli Biviano, gravemente malati, che per due anni hanno vissuto in una tenda in presidio davanti al Parlamento battendosi per il loro diritto a cure ed assistenza adeguati. Sulla targa si legge: “Qualunque sia la tua battaglia, nel rispetto di tutti, non smettere mai di combattere per i tuoi diritti e per quelli di chi ami, perché il vero disabile è chi rifiuta di sapere e di agire. Noi abbiamo imparato una cosa, non possiamo pretendere di cambiare le istituzioni, se prima non cambiamo come popolo. Solo con la dignità, l’umiltà e l’onore, si può fare la differenza.”
E la stessa cosa l’abbiamo imparata anche noi, ieri in piazza. Accanto ai colleghi di Roma, accanto alla tenda dei fratelli Biviano, accanto alle centinaia di altri lavoratori che hanno protestato in quella piazza e in tante altre piazze d’Italia. Il nostro futuro dipende anche da quanto siamo disposti a difenderlo. Noi sappiamo, noi agiamo, noi non smetteremo mai di combattere.