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Macchina volante: la prima sperimentazione di Leonardo

Una macchina volante, fu questa l’invensione a cui Leonardo Da Vinci stava lavorando il 3 gennaio 1496.

Tra le tante passioni che animavano il grande genio c’era anche quella per il volo. Aeroplano, elicottero o velivolo: non c’era una parola per descrivere questo strano mezzo e non sappiamo qual era il termine che Leonardo aveva in mente mentre dava vita a queste ali d’uccello già stranamente meccanizzate.

Si trovava a Milano, alla corte di Ludovico il Moro. L’esperimento non avrà successo, ma solo a livello pratico perché la forza evocativa di questi progetti ha volato davvero, attraverso i secoli.

Prima di presentarsi fisicamente a Ludovico Sforza, duca della città, soprannominato il Moro per il colore olivastro della carnagione, gli inviò una lettera suddivisa in dieci paragrafi in cui gli elencò la vasta gamma delle sue competenze, specificando nei primi nove le sue capacità di inventore ed ingegnere civile e militare, e proponendosi come artista soltanto alla fine, in qualità sia di architetto che di scultore e pittore.

L’inventore toscano è stato artista a tutto tondo, ma anche uomo eclettico e creativo, intuendo e progettato molti degli strumenti che ancora oggi usiamo. Ne è un esempio la celebre macchina volante.

La Macchina Volante di Milano è stata ricostruita in base ai disegni del foglio 749 del Codice Atlantico.

Il pilota si trova all’interno di un abitacolo dotato di seggiolino, con mani e gambe libere di spingere con forza per alimentare il battito delle ali. Coinvolgere contemporaneamente tutti gli arti del pilota pare l’ultimo disperato tentativo di Leonardo per creare l’enorme energia necessaria al volo battente. In un altro foglio contemporaneo a questo, cerca persino di progettare un congegno meccanico che sostituisca la forza umana, ma con scarsi risultati.

Il battito è molto ampio e l’eventuale decollo sarebbe impossibile da una zona pianeggiante, in quanto l’estremità delle ali toccherebbe il terreno. È questo il motivo per cui Leonardo disegna una piccola piattaforma per la partenza, dalla quale è possibile battere le ali utilizzando tutta la loro ampiezza. Dice, inoltre, di voler costruire questa macchina in un laboratorio nascosto nei pressi dell’attuale Palazzo Reale, dietro la Torre del San Gottardo, e annota di volerne recintare il perimetro con assi di legno per proteggerlo da sguardi indiscreti.

L’intenzione di costruire questa macchina appare dunque molto chiara, ma non ci è dato sapere cosa Leonardo abbia realmente realizzato.

 

 

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.