“Se si fa in quattro per renderti felice, allora è una pizza”. Connubio di tradizione, passione, arte… “chella pizzella a portafoglio” ha fatto la storia di un popolo.
Must del cibo da strada partenopeo, la pizza a portafoglio o “a libretto” è un’invenzione geniale, un’emozione gastronomica che chiunque visiti il capoluogo campano non può assolutamente perdere.
Ma perché si chiama così? L’usanza di piegare la pizza su sé stessa facendo combaciare le due estremità, rievoca appunto quella con cui si apre e chiude un portafoglio. Viene servita ancora calda e fumante su un foglio di carta per alimenti; in tal modo diventa possibile gustarla per strada, passeggiando tra i vicoletti della città, attraverso l’utilizzo delle sole mani.
Addentandola, ci sembrerà quasi di assaporare l’essenza stessa della bella Napoli. Tra l’altro, il formato “mignon” e il cornicione meno soffice non vanno a intaccare minimamente le qualità organolettiche della pietanza che ha conquistato il mondo.
C’è chi dice che la pratica del mangiare la pizza “sciuè sciuè” sia in grado di esaltare ancor di più il suo sapore, la sua fragranza e, soprattutto, la qualità dell’impasto. Il tempio storico dell’autentica prelibatezza è senza dubbio Port’Alba, dove la pizza piegata a libretto porta un nome: Ristorante Pizzeria Port’Alba, la più antica pizzeria partenopea.
Secondo la tradizione, la “pizza del popolo“, merenda tipica di centinaia di studenti e lavoratori quando “vanno e press”, sarebbe nata proprio qui verso la metà del 1700. All’imbattibile bontà, che le ha permesso di attirare illustri consumatori come D’Annunzio e Benedetto Croce, si accompagna un prezzo estremamente economico. Nel cuore bibliofilo della città, il profumo costante delle pizze a portafoglio appena sfornate ti induce inevitabilmente a posare lo sguardo sulla caratteristica vetrina appannata dal vapore; un qualcosa che ti prende e ti coinvolge. Un grande classico che ci inorgoglisce, un’icona da street food a cui nessuno potrà resistere, il vero oro di Napoli.