Il 5 settembre 1914, prima guerra mondiale, l’inizio di una delle pagine più dolorose della storia.
La prima guerra mondiale fu una pagina che era già stata annunciata mesi prima, a causa della crisi di Luglio; dove l’erede al trono d’Austria Francesco Giuseppe venne assassinato mentre compiva il suo solito giro in carrozza per le strade di Sarajevo.
L’assassinio dell’erede al trono è il motore che scatena gli eventi successivi:la Germania decise di dichiarare guerra alla Russia e alla Francia.
Inizialmente l’esercito tedesco aveva in mente di sferrare una massiccia offensiva generale, che sarebbe dovuta durare sei settimane, ma che invece andò diversamente.
Prima guerra mondiale: il piano Schlieffen
Concepito anni prima dello scoppio della guerra, il piano ideato dal generale Alfred Schlieffen prevedeva una rapida mobilitazione dell’esercito tedesco, che a sorpresa doveva dilagare attraverso Paesi Bassi e Belgio, con la sua potente ala destra verso sud-ovest, per arrivare a Parigi, colpendo la Francia in un settore completamente inaspettato.
Schlieffen prevedeva di spostare velocemente le truppe tramite le sue efficienti linee ferroviarie, facendo affidamento sui lunghi tempi di mobilitazione dell’esercito russo.
Il piano Schlieffen viene cambiato
L’attacco fallisce, in generale la causa in primis è quella di aver sottovalutato gli avversari: la resistenza belga riesce a ritardare la tabella di marcia delle truppe tedesche; la Germania inoltre non fece i conti con le truppe britanniche, sicure che non sarebbero entrate in guerra.
Il piano Schlieffen trova la sua totale dissoluzione in quella che viene oggi ricordata come la “prima battaglia della Marna”.
Ad un certo punto, il comando delle truppe tedesche passa ad Helmut Von Moltke, che modifica il Piano Schlieffen: egli preferisce attaccare immediatamente Anversa, attirando le antipatie dei paesi neutrali.
Il Primo Ministro inglese Herbert H. Asquith a tal proposito afferma:
“La Gran Bretagna non rinfoderà la spada finché i torti subiti dal Belgio non saranno ripagati”.
”inseguitori anziché seguiti”
Sebbene all’inizio sembra che i cambiamenti apportati stiano dando i suoi frutti, Von Moltke decide per altri cambiamenti: distacca 7 divisioni per attaccare centri di minore importanza, in contraddizione col Piano Schlieffen che prevede l’uso di divisioni di riserva per questo compito. Ulteriori 4 divisioni vengono tolte all’ala destra e destinate al fronte russo, decisione motivata dalla convinzione che la vittoria sia ormai certa.
Il capo di stato maggiore tedesco da l’ordine all’ala sinistra e al settore centrale di convergere su Verdun.
Il 3 settembre, il governatore francese Gallieni, intuisce le intenzioni tedesche, incarica la neo-costituita Sesta armata di attuare un’offensiva sullo scoperto fianco destro tedesco. Il giorno successivo, la mattina del 5 settembre, l’intera ala sinistra francese attacca, costringendo Kluck a tornare sui suoi passi e a mandare rinforzi all’ala destra.
Nel frattempo le truppe inglesi si ritirano, questa uscita di scena è involontariamente utile: le truppe tedesche, convinte di aver messo in fuga quelle britanniche, sottrae alcune divisioni per inviarle sulla Marna.
Quando le truppe britanniche, comandate dal generale French, il 6 settembre, invertono la marcia viene a crearsi scompiglio tra le linee tedesche.
Proprio Sir John French scrisse:
“Per cinque giorni siamo stati inseguitori anziché inseguiti (…) per i tedeschi è stato l’inferno”.
Entro l’11 settembre Von Moltke ordina la ritirata a tutte le armate oltre la Marna, il 13 oltre l’Aisne. Nei quattro giorni in cui avviene lo scontro, prendono parte più di 1 milione di tedeschi, con 250,000 perdite, contro 1 milione di francesi e più di 200 mila inglesi, con 260,000 perdite.