Diffuso il malcontento per le linee-guida che dovrebbero permettere a studenti e personale scolastico di rientrare tra i banchi in sicurezza.
Dopo mesi di indecisione, polemiche e discordie tra regioni e Stato, il Comitato di diciotto membri indetto per la realizzazione di un piano per il ritorno è riuscito comunque a scontentare tutti.
Le disposizioni del ministero hanno suscitato la delusione di genitori ed insegnanti ai quali non è risultata forse troppo adeguata la scelta di accorpare in uno stesso gruppo alunni appartenenti ad anni e classi differenti. Anche le discipline potranno essere diverse, alla stregua dei locali esterni di cui usufruire per poter tenere le distanze anti-covid. Il sabato entrerà inoltre a far parte della settimana scolastica.
In ben 60 piazze italiane protestano contro le linee-guida il comitato “Priorità alla scuola” con 48 organizzazioni nazionali, anche se non si vede in campo l’Age, l’associazione italiana genitori. I dirigenti scolastici e i genitori sono tutt’altro che contenti: i primi lamentano la mancanza di indicazioni operative e livelli minimi di servizio, i secondi l’incertezza e la non chiarezza.
Intanto i sindacati, e in particolare il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, commenta: “Rappresentare ancora l’idea che vada tutto bene inizia a diventare fastidiosa. Più onesto sarebbe dire che non hanno previsto risorse e che ci si arrangia con quello che abbiamo già”.
Sinopoli evidenzia poi la scarsità di risorse, problematica viva più che mai, in un momento in cui invece sarebbe stato molto meglio ripartire con risorse più numerose e più adeguate: “avremmo dovuto avere in cattedra personale stabile e invece si inizierà con 200.000 supplenti”.
La Uil si sofferma sul fatto che “il ministero sembra deresponsabilizzarsi, inviando alle scuole, a partire dai dirigenti scolastici, l’obbligo e la responsabilità, anche legale, di individuare strade e soluzioni senza gli opportuni investimenti”. Le Regioni si sono viste tagliate fuori da ogni ragionamento al riguardo, nonostante si tratti di una situazione che toccherà gestire a loro.
Per garantire la sicurezza le misure espresse dal Piano Azzolina comandano il canonico metro di distanza e l’uso delle mascherine a partire dai sei anni d’età. Si pensa ad un potenziamento del rapporto tra presidi e servizio sanitario così da segnalare con un buon tempismo eventuali stati di contagio.