Ligabue ha raccontato di un momento doloroso della sua vita, la morte di suo figlio al momento della nascita: “É stato il momento più brutto della mia vita, Leon ha visto un attimo la luce ed è morto”.
“Si chiamava Leon. Era un affarino di un chilo”
L’artista Ligabue si racconta a pieno.
Ha spiegato che all’apice del successo, aveva pensato di smettere e chiudere per sempre con la musica. Un momento toccante e delicato.
Ligabue si racconta
Il cantante ne parla in un’intervista in occasione dell’uscita della sua ultima autobiografia, “Una storia”, in uscita il 5 maggio per Mondadori. Il piccolo è nato morto: “Si chiamava Leon, un affarino di un chilo”. Un episodio che lo ha segnato profondamente e che racconta nelle 500 pagine del libro.
“Ce lo fecero vedere. Me lo ritrovai in mano: un affarino di un chilo. Aveva i tratti della mamma. La voce di bambina della Barbara disse: è perfetto. L’ho fatto seppellire in un cimitero che ha un angolo chiamato degli angeli. All’inizio la Barbara ci andava tutti i giorni. Si sentiva come se il suo corpo fosse diventato marcio, incapace di dare la vita… Un pensiero ingiusto, ma il suo “sentire” la faceva stare così. Solo chi ci è passato lo capisce”, racconta.
Da Barbara ha avuto anche una figlia, mentre dal matrimonio con Donatella è nato il primogenito: “Una persona meravigliosa. Insieme abbiamo sofferto e siamo stati felici, abbiamo perso due gemelli e abbiamo avuto Lorenzo Lenny”.
L’artista racconta anche che, all’apice del successo, aveva pensato di smettere e chiudere per sempre con la musica: “Non mi andava di essere etichettato come rocker, di quelli costretti a girare sempre con gli occhiali scuri. Non mi andava di vedere i paparazzi pure a Correggio. Di farmi un nemico a ogni “non posso”. Di avere qualcuno dall’altra parte in attesa di qualcosa da me. Di sentire che avere successo significa svendersi. E poi il solito senso di colpa. Invece mi sono reso conto che potevo fare canzoni per il piacere di farlo. E ho scritto Sulla mia strada: “Sono vivo abbastanza…”.