La liberazione di Bologna avvenne il 21 aprile 1945.
Bologna fu la prima grande città del nord Italia a liberarsi dal nazifascismo.
Nelle prime ore della mattina del 21 aprile 1945, le unità alleate del 2°Corpo Polacco dell’8a Armata Britannica, della Divisione USA 91a e 34a, i Gruppi di combattimento Legnano, Friuli e Folgore e della brigata partigiana “Maiella” entrarono a Bologna senza sparare un colpo.
Infatti, nella notte precedente i tedeschi ed i fascisti, su ordine del generale Von Senger, avevano abbandonato la città.
Più tardi nella mattinata arrivarono anche i bersaglieri del battaglione Goito che sfilarono percorrendo via Rizzoli mentre la folla, radunata ormai in centro, li acclamava.
Nel pomeriggio ebbero il permesso di entrare in città le Brigate partigiane Giustizia e Libertà di Montagna e 7a Modena.
Liberazione di Bologna: le donne
Gruppi di donne cominciarono a deporre fiori ed affiggere foto sul muro esterno del Comune in Piazza Nettuno poiché in quel luogo, chiamato dai fascisti “posto di ristoro dei partigiani”, furono fucilati molti resistenti.
Nacque così, in maniera del tutto spontanea, il Sacrario dei partigiani.
A Palazzo d’Accursio, il Sindaco Dozza ed il Prefetto Borghese, nominati dal CLN, portarono il saluto della città ai comandanti alleati.
Anche il cardinale Nasalli Rocca si recò a Palazzo d’Accursio per incontrare i liberatori.
L’arrivo dell’ex podestà Agnoli suscitò imbarazzo, anche perché pretendeva di dare le consegne, ma fu affidato a padre Casati che lo portò nel convento di San Domenico.
Liberazione di Bologna: l’annuncio
Mentre Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza Maggiore) era ormai piena di cittadini, partigiani, soldati alleati e di blindati sui quali erano saliti giovani, ragazze con fiori e bandierine tricolori, Dozza, Zoccoli (Presidente del CLN regionale) e Borghese si affacciarono sul balcone del Comune per salutare i cittadini ormai liberati e festosi.
La festa fu turbata dal ritrovamento dei cadaveri di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli trucidati e abbandonati ai Prati di Caprara dai fascisti in fuga.
Nella ritirata verso Nord, i tedeschi furono sorpresi dagli attacchi della 2a Brigata “Paolo” Garibaldi nella zona di San Giorgio di Piano dove, oltre numerosi partigiani, persero la vita parecchi soldati germanici.
Alla testa di un corteo che raggiungerà Piazza Maggiore, Onorato Malaguti che poi sarà il primo segretario generale della camera del lavoro, salendo su un tavolino da caffè indirizzò ai partigiani e ai soldati alleati il primo caloroso saluto: “I nazifascisti sono stati cacciati e non ritorneranno mai più.
Ma se Bologna è libera non è così per tutta l’Italia. La guerra deve continuare contro i tedeschi e i fascisti fino alla loro completa sconfitta“.