Quando si parla di letteratura napoletana è semplice perdersi tra le tante opere che nel corso del tempo hanno costellato la storia e la tradizione poetica partenopea.
Sono tanti gli autori, gli scrittori ed i poeti che hanno scritto di Napoli, decantandone le bellezze, ma anche i tanti problemi che l’attanagliano.
Domenico Rea interprete della letteratura napoletana
Tra gli autori più celebri, non si può non menzionare Domenico Rea, scrittore e giornalista napoletano che con l’opera intitolata “Le due Napoli”, scritta nel 1950, ricostruì i tratti essenziali della letteratura napoletana.
Un saggio di fondamentale importanza, che aiuta a comprendere e a stilare quello che può essere definito un “bilancio” dei limiti ma anche dei tanti pregi della città di Napoli.
La narrativa di Rea si può ritenere a tratti neorealista, grazie alla quale l’autore napoletano sottolinea la speranza e la voglia di riscatto delle persone che popolano le cosiddette “aree dimenticate” della città.
Una scelta poetica ben mirata, volta a mettere in luce le terribili condizioni di alcune realtà sociali, i vicoli, la miseria, i fatti “nudi e crudi”, e quindi l’essenza di una città raccontata senza trasfigurazioni, con estrema verità.
Domenico Rea, insieme a Compagnone, Eduardo De Filippo, La Capria, rappresenta un autore a tutto tondo e non semplicemente un poeta di Napoli.
Il dopoguerra a Napoli in Domenico Rea è materia di racconto, simulacro delle miserie umane, di un popolo povero di beni materiali, ma ricco di personalità, empatiche.
Proprio tale carattere così diverso, viene sottolineato nel saggio Le due Napoli, mettendo in luce la complessità e la bellezza del popolo napoletano.
La verità e la voglia di rivalsa di Napoli
Quella realtà così diversificata e stratificata al tempo stesso, non è troppo lontana da quella attuale, all’interno della quale, probabilmente tanti si riconoscono.
“Le due Napoli” si basa su verità catartiche, su aspetti che non smettono di sorprendere e attraverso i quali ciascuno può, a distanza di anni, ancora identificarsi.
Scrivere della realtà partenopea non è semplice, soprattutto quando si parla del popolo così variegato e stratificato in contesti sociali e culturali nettamente differenti.
Oltre al saggio “Le due Napoli”, Domenico Rea, pubblicò anche un’altra opera di forte risonanza, intitolata “Spaccanapoli”.
Una serie di racconti brevi che mostrano i vari volti, talvolta crudeli, di una società problematica e pesante al tempo stesso.
In quest’altra opera dell’autore e giornalista napoletano, fortemente legato al proprio territorio, emerge sia il lato creativo e narrativo ancora legato alla prosa linguistica e lessicale, sia l’aspetto critico che descrive uno scrittore nuovo rispetto alla prosa narrativa tradizionale.
Dunque, “Le due Napoli” ma anche “Spaccanapoli”, mettono in luce i caratteri di una città “colorata”, soprattutto culturalmente; tra degrado, folklore, caratterizzazione storica, identità letteraria, poesia, tradizione e tanto altro ancora.
Saggi, recensioni, scritti giornalistici, permettono di comprendere tutto ciò, inebriandosi con racconti e descrizioni disparate
La letteratura napoletana, si distingue per l’utilizzo di una prosa che riesce ad andare subito al problema vero e proprio, senza fare uso ad analisi critiche o a circostanze ed aspetti accessori.
Da De Sanctis, De Zerbi, Pessina a Domenico Rea, è questo l’andamento proprio della scrittura e della produzione letteraria napoletana, comunicare velocemente ed in modo diretto, attirando l’attenzione del lettore su temi veri e di denuncia sociale.