Let it be, letteralmente ‘lascia che sia’, sigla antifrasticamente l’ultima volta in studio dei fab four di Liverpool, i Beatles, che dal 1962 avevano dominato l’universo musicale e culturale di una generazione che aspirava al cambiamento delle cose.
L’ultimo lavoro discografico dei Beatles, John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr è un perfetto congedo di un’avventura che aveva portato l’impero del rock a divenire feticcio globale, grazie all’engagé di Brian Epstein, stratega del mondo musicale pubblicitario, sconvolto dal fenomeno Elvis Presley.
I Beatles avevano dato luogo all’esplosione del Made in England, un’importazione controculturale che rivoluzionò le modalità della progettazione architettonica dell’arte creativa nel campo musicale; ma tutte le favole hanno una fine.
Infatti, se la coppia perfetta Lennon-McCartney aveva dato luogo ad un innovativo modo di fare musica per un pubblico di massa giovane, che non si riconosceva nei valori declamati dal canone della ‘classica’ di Verdi e Beethoven, ma nemmeno nel rhythmn del jazz e dello swing di Louis Armstrong e Glenn Miller; allo stesso tempo all’interno del gruppo era avvenuto un cambiamento che era andato a stilizzarsi già da Sgt Pepper’s Loney Hearts Club Band.
Celeberrime sono le dichiarazioni dei due leader: “Prima eravamo giovani, ora siamo uomini; adesso siamo artisti e non esecutori ” riferiva John Lennon alla presentazione del massimo capolavoro di quattro ragazzi di Liverpool.
Ma la frattura avvenne anche nelle modalità in cui gli ultimi dischi dei Beatles ebbero modo.
Dalle incisioni coeve del gruppo, alle ricerche singole e successivi innesti; soprattutto la conflittualità tra i leaders Lennon e McCartney crebbe a livelli esponenziali sulle pratiche di composizioni di testi e arrangiamenti.
Hey Jude è insieme al singolo eponimo, il ritratto di qualcosa che va a consegnarsi alla memoria, un circo che ormai ha levato le tende ma che ha entusiasmato, come l’intera epoca, gli animi dell’intero emisfero globale.
Da sfatare il mito che pone come causa dello scioglimento dei Beatles la compagna di Lennon, Yoko Ono, in quanto l’allontanamento da parte di Lennon era stato spesso rimandato dal cantautore britannico ma palesatosi dopo la morte di Epstein e dopo l’acquisizione di titolo di baronetto per l’ordine britannico.
Infatti, sarà proprio Lennon a rigettarlo per contrasti sia con la politica estera britannica sia per la critica al conformismo da sempre propagandata da Lennon.
Let It Be segnava, quindi, l’ultimo capitolo di un’avventura ancora ancestrale nella storia della musica di tutti i tempi, gettando le basi per l’evoluzione del mercato e della sperimentazione susseguita con nomi quali Pink Floyd, Genesis e Queen.