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L’eruzione del Vesuvio del 1861 e il culto dell’Immacolata

Nel 1861 nel napoletano ci fu un’eruzione davvero insolita, per diversi motivi. Questo evento tanto inconsueto investì la città di Torre del Greco, cogliendola del tutto impreparata. Il primo elemento a rendere tale fenomeno eccezionale riguarda il condotto di risalita del magma, che non interessò il cratere solito; infatti, l’eruzione si manifestò a circa 300 metri sul livello del mare, in zona Montedoro.

Secondo Luigi Palmieri, direttore dell’Osservatorio Vesuviano durante l’eruzione del 1861, dopo una giornata di scosse e movimenti sismici, la sera dell’8 dicembre 1861 si aprirono ben nove bocche eruttive; da queste, per due giorni fuoriuscirono continuamente cenere e lava.

La storia dell’eruzione del 1861 a Torre del Greco

Secondo i resoconti dell’epoca, le scosse erano talmente forti che in una delle bocche sprofondò un’abitazione, dalla quale i due proprietari riuscirono a fuggire, grazie al campanello d’allarme proveniente dall’esterno.

La lava prese ad uscire verso Torre del Greco, mettendo a repentaglio al sicurezza dei cittadini. Ciò avvenne a meno di un secolo dalla terribile eruzione del 1794, che indusse i torresi a ricostruire buona parte del centro abitato. Fortunatamente la situazione ebbe dei risvolti positivi. La lava non invase la città ma si depositò in un vallone, situato in zona Curtoli.

I cittadini attribuirono il fortunato arresto della lava all’operato dell’Immacolata Concezione, il cui culto è molto diffuso nella zona del napoletano; ancor di più nel giorno della sua festa. Per tale motivo dall’anno seguente, sotto la guida di Salvatore Noto parroco, ogni 8 dicembre la statua dell’Immacolata viene portata per le strade del centro storico. La statua che riproduce le fattezze dell’immacolata viene portata da un carro decorato da un gruppo di artisti torresi.

I motivi reali della catastrofe di Torre del Greco

Nonostante questi sviluppi, l’eruzione che si verificò nel 1861 a Torre del Greco viene ricordata come una vera e propria catastrofe. A generare ingenti danni non fu la lava, ma un frattura che dai crateri eccentrici raggiunse Capo Torre; quest’ultima innalzò il suolo di circa un metro e mezzo,  abbattendo molti edifici della zona.

Quindi, mentre l’eruzione intesa come lava ecenere si fermò in pochi giorni, i movimenti sismici, l’emissione di anidride carbonica e l’innalzamento del suolo, proseguirono fino al 31 dicembre.

Un evento ancora vivo nella memorie, la cui esatta dinamica resta un mistero per molti e che alimenta il culto dell’immacolata nell’area del napoletano.