L’enigma Salvator Mundi. Opera di Leonardo o no? Il Salvator Mundi è un dipinto a olio su tavola di noce (65,6×45,4 cm) attribuito a Leonardo da Vinci e/o atelier, databile tra il 1505 e il 1515 circa.
Viene identificato anche come “versione Cook“ (dal nome del collezionista londinese Francis Cook, la cui famiglia ha posseduto l’opera dal 1900 al 1958) per distinguerlo dalle numerose versioni conosciute dello stesso soggetto.
Tra queste anche quella di Napoli in San Domenico Maggiore, oggetto peraltro di un rocambolesco furto nel 2021. I ladri la trasportarono per i vicoli a bordo di uno scooter, ma l’opera fu poi ritrovata in un deposito di via delle Brecce a Poggioreale, e la vicenda si concluse con l’arresto del ricettatore.
Storia del dipinto
Poco prima della caduta degli Sforza, Leonardo avrebbe dipinto il Salvator Mundi destinata a un committente privato, ma del dipinto col tempo si sarebbero perse le tracce.
Sarebbe stato il successo dell’opera all’origine delle numerose copie in circolazione, le cui tracce si accavallano con quella dell’opera principale. Ma va detto che l’immagine del Salvator Mundi era molto diffusa ai primi del Cinquecento e ancora dopo.
Un’icona religiosa tipica, col Cristo che solleva la mano destra a benedire mentre con la sinistra regge una sfera trasparente (il mondo) contenente acqua (il mare) . Iconografia sulla quale peraltro si cimentarono numerosi artisti.
Che tuttavia non è affatto detto che si siano ispirati a un presunto modello di Leonardo.
Nel 1958 valeva appena 75 sterline, in quanto attribuito a Giovanni Antonio Boltraffio. A distanza di quasi cinquant’anni (2005) 1.175 dollari. Dopo altri 8 anni (2013) 75.000.000 dollari. Infine nel 2017 450.300.000 dollari.
L’acquirente, secondo fonti dell’ Intelligence USA, sarebbe il principe saudita Badr Abdullah Mohammed Farhan Al Saud per conto dell’erede al trono saudita Mohammed bin Salman .
Venditore invece è stato il presidente della squadra di calcio AS Monaco Dimitrij Rybolovlev che l’aveva acquistata precedentemente per 108 milioni di euro.
L’opera è stata battuta all’asta da Christie’s a New York il 15 novembre del 2017. Il dipinto più costoso della storia dell’arte mai acquistato da un privato.
Ma dopo oltre 7 anni dall’ultimo acquisto dov’è finito il dipinto? L’ipotesi è che da New York sia giunto in Svizzera, in particolare a Zurigo nel cui freeport sono conservati beni preziosi di vario genere , comprese opere d’arte. Per altri invece sarebbe in una collezione privata ad Abu Dhabi.
I pareri favorevoli
L’opera era già stata portata agli esperti del Metropolitan Museum di New York per una valutazione e poi anche al Museum of Fine Arts di Boston. Entrambi i musei però non si sbilanciarono.
Infine nel 2010 National Gallery di Londra invitò quattro studiosi milanesi esperti di Leonardo. E in più Martin Kemp, professore emerito di storia dell’arte all’Università di Oxford e noto studioso di Leonardo.
Alla fine i cinque hanno concluso per un’opera con la semplice partecipazione di Leonardo, soprattutto nella mano destra del Cristo, ma nella valutazione complessiva ha prevalso lo scetticismo. Ad eccezione di Kemp, la cui opinione sarà poi alla base della vendita da Christie’s nel 2017.
Nonostante i dubbi però si decise di procedere al restauro e di esporre l’opera alla grande mostra monografica che si tenne nel museo londinese dal 9 novembre 2011 ( “Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan”). In questa occasione il dipinto è stato esposto al pubblico per la prima volta.
I pareri contrari e il declassamento del dipinto.
Ma non è finita qui. L’attribuzione, anche se solo parziale, è stata successivamente contestata da almeno sette esperti.
Già nel 2019 veniva pubblicato il catalogo della retrospettiva Léonard de Vinci al Louvre Nel catalogo le versioni del Salvator Mundi di Napoli, Ganay e Cook mancano di qualsiasi riferimento certo o presunto a Leonardo.
Inoltre, nei saggi in catalogo la provenienza è fortemente criticata: “ricostruzione […] molto incerta” e di “proposte […] prive di fondamento documentario. Il curatore dell’importante retrospettiva menziona “dettagli di sorprendente scarsa qualità”.
Nel novembre del 2021 una rivista d’arte pubblica un articolo con la notizia di un ulteriore declassamento da parte del Museo del Prado.
In effetti, nel catalogo della mostra Leonardo y la copia de Mona Lisa. Nuevos planteamientos sobre la práctica del taller vinciano il dipinto è inserito nell’elenco delle “opere attribuite, della bottega o autorizzate e supervisionate da Leonardo” e non in quello delle opere “di Leonardo”.
Inoltre la curatrice del Prado cita un’altra versione del Salvator Mundi, la cosiddetta versione Ganay, e non la versione Cook, come la copia più fedele ad un possibile prototipo realizzato da Leonardo e oggi perduto. Tuttavia il declassamento del Salvator Mundi fin dal 2019 non è mai stato menzionato dalle principali testate giornalistiche.
L’enigma Salvator Mundi. Opera di Leonardo o no?
L’enigma Salvator Mundi. Opera di Leonardo o no? Qualche considerazione a margine. Leonardo ha dipinto pochissimo. Ma nessuno dei trenta dipinti a lui attribuiti con poco margine di errore (oppure di autografia certa) ha avuto come questo tante copie coeve più o meno fedeli da parte di altri artisti, anche della sua bottega.
Questo dipinto poi sarebbe l’unico in cui Leonardo avrebbe scelto una posizione frontale, ieratica ma molto diversa da altre sue opere, dove i visi sono dipinti di tre quarti accentuando la dinamicità dell’immagine.
Possibile che di questo quadro non ci sia traccia in nessuna delle tantissime biografie su Leonardo scritte nel corso dei secoli? Valgono più i pareri, pur autorevoli, di alcuni studiosi oppure quelli di importantissimi musei ?
E infine, questo continuo sparire e riapparire del dipinto a partire dagli anni ’50 ad oggi non fa pensare ad una speculazione ? Mai visto il caso di un dipinto di un artista così importante che viene continuamente messo in vendita. Ogni volta che riappare sul mercato il prezzo vola.
Però attenzione. Come accade con le azioni, anche nel mondo dell’arte esistono le bolle speculative che possono improvvisamente scoppiare nelle mani di chi le maneggia improvvidamente. Lasciandolo alla fine con un pugno di mosche.