Ci sono tante leggende misteriose che avvolgono la città di Napoli, una di queste è la leggenda delle ” capuzzelle in via dei Tribunali”.
Chiunque passeggi per Napoli prima o poi giungerà anche in via dei Tribunali 39 per ammirare la Chiesa di Santa Maria delle anime del purgatorio, una tappa davvero rappresentativa di Napoli per un turista.
La chiesa in questione sorse per volere di una congregazione laica, nel 1604, che si adoperava per raccogliere fondi per aiutare i bisognosi e per garantire le messe a suffragio e sepolture per i loro defunti.
Venne disegnata dall’architetto Giovan Cola Di Franco e dall’ingegnere Giovan Giacomo Di Conforto, in stile barocco.
La chiesa è davvero particolare, e a primo impatto subito si percepisce il valore simbolico: il mondo dei vivi e il mondo dei morti. La parte superiore rappresenta il mondo dei vivi, mentre quella inferiore quella dei morti. Nella chiesa è riposta inoltre la “pezzentella Lucia“, ossia una capuzzella a cui i turisti e i napoletani fanno omaggio e chiedono grazie.
Il rapporto con la morte fa parte delle più antiche tradizioni della città, e nel ‘600 questo culto dell’aldilà è stato anche ampliato nel popolo dal clima della Controriforma: la chiesa sosteneva il “principio delle anime purganti”, ossia attraverso la celebrazione di messe e preghiere si potevano salvare le anime bloccate nel Purgatorio, in questo modo si aiutavano le anime ad espiare i peccati per poi farle salire al Paradiso.
Nella città di Napoli si sviluppò di pari passo il “culto delle anime pezzentelle“: le donne dei quartieri “adottavano” una capuzzella presa a caso dalle catacombe per poi riporla in casa , creando poi un altarino tutto decorato a cui poter recitare una preghiera per chiedere grazie e comunicare con i defunti.
La leggenda del’900
Ma oltre a questo spunto storico-sociale, ciò che vi raccontiamo è un’altra leggenda legata alle capuzzelle, una leggenda che si è sviluppata più recentemente:
Si racconta che nel 1900 circa un ragazzo, che si doveva sposare con una ricca giovane del quartiere, camminando per via dei Tribunali tutto ben vestito, con bastone e cappello, con aria felice ( felice della fortuna che avrebbe ereditato sposando la giovane però) invitava chiunque incontrasse a partecipare al suo matrimonio. Si fermò proprio davanti uno dei teschi, le famose capuzzelle, e infilò la punta del suo bastone in un occhio dei teschi e disse “ anche tu sarai invitato al matrimonio”.
Il giorno tanto atteso arrivò e destino volle che la figura di un uomo coperto da un mantello nero si avvicina allo sposo e quest’ultimo muore d’infarto.
Da quel momento in poi chiunque passi per la zona ha l’abitudine di accarezzare le capuzzelle, se non vuole che la sfortuna lo colpisca.
Quindi se vi trovate a passeggio per Via dei Tribunali 39, ricordatevi di fermarvi ad accrezzare le capuzzelle!