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Le fantasie della moda, per tessuti sempre nuovi

Vi sono fantasie che sembrano esistere da sempre, ma non è così: ogni stampa ha la sua origine e il suo posto nel mondo della moda.

Pois

Chiamati in inglese “polka dots”, i pois rappresentano la gioia di vivere, il divertimento, la dolcezza infantile. Non risultano mai banali: possono essere grandi, piccoli o di dimensioni diverse; chiari su sfondo scuro o viceversa, oppure multicolor; distribuiti in maniera simmetrica o asimmetrica.

Insomma, i “pallini” rimandano ad una personalità divertente e un po’ rétro e sono in grado di modificare completamente un look, anche se presenti solamente sugli accessori.

Righe

Nel Medioevo, le righe erano associate al male, poiché portate dai buffoni di corte, dai pazzi e, dunque, dagli emarginati. Indossarle era considerata una forma di trasgressione, motivo per cui anche le divise dei prigionieri erano realizzate utilizzando tale fantasia.

Col tempo, sono giunte ad esprimere il concetto di libertà, nonché ideologie nuove e moderne. Successivamente, la maglia a righe, considerata l’icona del marinaio, è divenuta parte integrante dell’uniforme della marina.

Oggi, alle righe sono riconosciute queste proprietà: espandono gli spazi, dinamizzano l’atmosfera ed illuminano le superfici. Mostrano e, contemporaneamente, nascondono; esse sono il soggetto e, al contempo, lo sfondo.

Fiori

Il “Flower Power” sembra non esaurirsi mai. L’uso della stampa floreale non conosce né stagione, né anno.

L’input è quello dei paesaggi degli impressionisti. La leggerezza del fiore si materializza utilizzando tessuti impalpabili, quali chiffon e organza, con motivi ispirati all’arte del Seicento.

Pied de poule

Dal 2012, il pied de poule è tornato in passerella, confermandosi una delle fantasie più amate dagli stilisti.

In alternativa al classico black and white, la versione contemporanea di questo pattern prevede infiniti accostamenti cromatici, tutti interessanti.

Il termine deriva dal francese “piede di gallina”, in quanto lo schema ricorda, appunto, la zampa di una gallina. Nel 1800, in Scozia, era indossato dai pastori, ma lo si può trovare anche su sciarpe e gonne. Col tempo, è divenuto popolare anche nell’arredamento, ma è negli anni Trenta che questa trama è stata adottata dalle classi sociali benestanti quale simbolo di ricchezza ed eleganza.

Tartan

Il termine inglese “tartan” proviene dal francese “tiretain”, probabilmente derivante, a sua volta, dal verbo “tirer”. Entrambi i vocaboli fanno riferimento alla texture della stoffa, in contrapposizione ai tessuti in tinta unita. Non si conosce la sua origine esatta, ma il tartan ha sicuramente una storia molto antica.

Non solo fantasie, ma anche tessuti, ognuno dei quali porta con sé un significato ben preciso, trasmesso inconsciamente da chi li indossa.

La seta evoca sensazioni di familiarità, tenerezza e leggerezza, così come il velluto indica femminilità e morbidezza, laddove il tweed manifesta relax e calore. Al contrario, la pelle rimanda ad un’immagine più dura e selvaggia, mentre il denim è associato all’energia.

In ultimo, il lino trasmette una sensazione di freschezza, ma indica anche la moderata agiatezza di chi lo indossa.