L’Italia è donna. Secondo una recente statistica, sembrerebbe che i consigli di amministrazioni delle società finanziarie italiane siano composti dal 47% da personale femminile. Pertanto il nostro bel paese è al primo posto in Europa per la presenza di donne nella finanza italiana.
La classifica segue con la Francia (44%), Regno Unito (39%), Spagna (38%), Svizzera (28%) e Germania (25%). È stato l‘European Financial Services Boardroom ad occuparsi della ricerca statistica, analizzando dei dati raccolti tra gennaio e maggio 2022.
I fattori che ci portano ad essere i fautori di questo primato sembrano essere la spinta regolamentare di Banca d’Italia e la legge Golfo-Mosca. Questa legge ha infatti imposto le quote di genere nei cda delle società quotate. Inoltre non dimentichiamo che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha sottoscritto la “Carta per la parità, la diversità e l’inclusione”. Questo documento nasce con l’auspicio che le istituzioni firmatarie promuovano un ambiente di lavoro improntato alla dignità e al rispetto, senza alcuna discriminazione. Per questo le donne nella finanza italiana sembrano aumentare sempre di più.
Nonostante questo però alcune ricerche hanno dato dei risultati completamente opposti a questo. Infatti nonostante le donne siano presenti in gran numero nei board delle società finanziarie, queste ultime non hanno posizioni apicali.
L’Italian Financial Industry 2022 Deloitte DE&I Maturity Index ha dimostrato infatti che meno del 20% del personale femminile ha una posizione lavorativa molto elevata. La ricerca, sviluppata dall‘Università degli studi di Milano in collaborazione con Deloitte, ha l’obiettivo di registrare il livello di maturità delle aziende che operano nel settore assicurativo e finanziario.
Nelle aziende del settore finanziario il dato non raggiunge il 20%, mentre nel settore assicurativo il 30% delle donne ha una posizione apicale. I due dati sono in evidente contraddizione e non è chiara quale possa essere la spiegazione di tale discordanza. Non sappiamo se forse sono le donne ad avvantaggiarsi delle “quote di genere” per fare carriera nelle società finanziarie italiane o se queste stesse società non sono in grado di premiare e promuovere davvero chi è competente. Una cosa è certa. L’apparenza, molto spesso, inganna.