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L’autunno e la poesia

L’autunno e la poesia. L’estate ci ha appena lasciati passandoci nelle braccia dell’autunno. Una stagione che di solito è associata alla malinconia. A pensarci bene non è esattamente così. Basta pensare ai meravigliosi colori autunnali dovuti ai cambiamenti della natura. L’autunno non è solo grigio, ha i suoi colori e i suoi  sapori che vanno ricercati con attenzione.

Ma c’è poco da fare, la fine dell’estate per molti è vissuta come un trauma, forse anche perchè coincide con la fine delle vacanze e il ritorno al lavoro, oltre che con il ridursi delle ore di luce e il sopraggiungere della stagione delle piogge. Una stagione intermedia quindi,  con i suoi sbalzi metereologici che coincidono molto spesso con i nostri sbalzi di umore.

L’autunno. Fonte d’ispirazione per i poeti di tutte le epoche e di tutti gli stili. Evocatore di una miriade di immagini e di sensazioni: ” calmo, pieno di vita, bello” per Whitman, “mansueto” per Quasimodo, “fumicoso” invece per Montale.

L’autunno in poesia

“Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie” sono i celebri versi della poesia SOLDATI di Giuseppe Ungaretti.

L’autunno è forse la più poetica tra le stagioni, con le sue mutazioni, con le sue tinte continuamente  cangianti, con le sue altalene di buio e di luce. Crepuscoli struggenti, foglie danzanti nel vento, piogge nostalgiche del sereno. Un invito alla malinconia, all’attesa e all’incanto. Uno stato d’animo ma anche una profonda riflessione sul tempo che scorre in fretta e sulla fugacità della vita.

L’autunno e la poesia. Impossibile citare tutte le poesie dedicate all’autunno. Dalla nebbia agli irti colli in SAN MARTINO di Giosuè Carducci all’ AUTUNNO di Umberto Saba, metafora di stagione della vita oltre che di stagione dell’anno. Dalla CANZONE DI AUTUNNO  di Paul Verlaine con i monotoni singulti dei violini, al nostalgico OTTOBRE  di Vincenzo Cardarelli che ama il sole “superstite ” che non sa dirci addio. E ancora Keats, Shelley, Dickinson, Whitman, solo per citare i nomi più famosi.

Canto d’autunno di Charles Baudelaire

Concludiamo questa breve rassegna con i versi del Canto d’autunno di Charles Baudelaire (1821-1867)  padre della poesia moderna, tratto dalla famosa raccolta I FIORI DEL MALE.

A distanza di quasi due secoli, sempre attuale l’intramontabile poesia di Baudelaire, il poeta del crepuscolo, dell’ombra inquietante, della malinconia struggente, delle notti interminabili. Il poeta dello spleen.

Amo dei tuoi lunghi occhi i verdi bagliori
dolce bellezza, ma tutto oggi mi è amaro,
e nulla, il tuo amore, l’alcova o il focolare
vale come il sole sfavillante sul mare.

E tuttavia amami, fammi da madre, tenero cuore,
anche per un ingrato, anche per un malvagio.
Amante o sorella, sii la dolcezza effimera
d’un glorioso autunno o di un sole al tramonto.

Compito breve! L’avida tomba attende!
Ah! Lasciami, la fronte sulle tue ginocchia,
gustare nel rimpianto dell’estate bianca e torrida,
il raggio giallo e dolce dell’autunno pieno.

Dario Nicolella
Dario Nicolella
Medico oncologo e dermatologo, con la passione per la scrittura, l'arte e la poesia. Autore di saggi su tematiche toponomastiche, storiche, mitologiche (sirene, luna) ed artistiche (cupole e chiostri napoletani) riguardanti in particolare località campane (oltre a Napoli, anche Salerno, Palinuro, Camerota) nonchè di numerose sillogi poetiche. Vincitore di premi letterari.