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L’approccio formativo della scuola dell’infanzia

La scuola per l’infanzia rappresenta il primo livello d’istruzione. Pur non essendo obbligatoria i bambini ne entrano a far parte poco dopo il loro terzo compleanno. L’approccio di questa scuola si basa sulle idee di Friedrich Froebel, che ha sottolineato l’importanza del gioco nell’apprendimento, di Maria Montessori, che ha enfatizzato il gioco auto-correttivo, di John Dewey, che ha sottolineato l’integrazione tra le aree disciplinari e di Jean Piaget, che ha sostenuto un approccio all’apprendimento sensibile.

In questa scuola i bambini imparano a relazionarsi, a scoprire il mondo e se stessi. Si tratta di quella fase di vita in cui iniziano ad avere il primo approccio e a conoscere quanto li circonda.

Le scuole dell’infanzia incoraggiano la manipolazione pratica, l’apprendimento di gruppo e soprattutto l’apprendimento attraverso il gioco.

Sono considerate progressive, aperte ed esplorative. I maestri, infatti, offrono l’opportunità di scegliere tra una gamma di opzioni appropriate al loro livello di sviluppo.

Questo tipo di scuola asseconda anche le scelte dei bambini. Loro scelgono dove sedersi e se lavorare individualmente o con i propri coetanei.

Gli insegnanti della scuola dell’infanzia devono mostrare verso i loro alunni simpatia, affetto e serenità. Essi sono formati per comprendere l’interrelazione tra sviluppo sociale, emotivo e intellettuale e per adattarsi alla variabilità individuale dei bambini all’interno di questo sviluppo.

In questo primo livello d‘istruzione i bambini imparano ad apprezzare spettacoli di vario tipo, sviluppano interesse per la musica, imparano ad esprimersi attraverso il linguaggio del corpo, quindi utilizzando non solo le parole, ma anche il disegno.

Perché si sceglie la scuola dell’infanzia pur non essendo obbligatoria? A volte succede poiché i genitori del bambino lavorano e hanno bisogno di qualcuno che badi a lui per diverse ore. Altre volte perché ci si rende conto che l’infante per il suo sviluppo necessita di inserirsi con i suoi coetanei e quindi di uscire dal nucleo familiare. Il bambino però deve essere pronto, poiché in caso contrario potrebbe esservi il rischio di un blocco, anziché di un progresso, nel suo sviluppo.