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L’apocalisse di Trump: impeachment e Sondland

La testimonianza confusa dell’ambasciatore americano Sondland lascia spazio ad ampi dubbi, circa il reale operato di Trump.

Recentemente, è emerso lo scandalo impeachment: il capo del governo statunitense si è trovato al centro di un avvenimento che ha fatto scalpore.

Il magnate americano sarebbe stato incastrato, mentre tentava di svolgere delle indagini sul figlio dell’ex vicepresidente ucraino Biden, per ricavarne vantaggi politici.

Nel corso di una telefonata, Donald Trump avrebbe richiesto, all’attuale leader dello stato slavo, informazioni riguardo a fatti, concernenti il figlio di Biden.

Trump aveva però respinto le accuse, senza fornire alcuna risposta alle domande fattegli e leggendo una nota in cui veniva riportato, per mezzo di un pennarello nero, che non voleva assolutamente nulla dall’Ucraina e dal suo presidente.

Giunge oggi la notizia di una dichiarazione alquanto confusa, rilasciata dall’ambasciatore Sondland.

Sondland riconosce come sue le pressioni su Zelensky, per far luce su Biden e il figlio, ma aggiunge che tale compito gli era stato affidato dal presidente e che altri big sapevano tutto.

«Personalmente, ho agito in buona fede. Ma sulla base di una richiesta diretta del presidentePence sapeva, Pompeo sapeva, Giuliani sapeva. Tutti sapevano», si giustifica il diplomatico, che, dopo pochi attimi, è costretto a rimangiarsi tutto.

Il presidente americano interviene e ribadisce che dall’Ucraina e dal suo capo non vuole assolutamente niente, proprio come aveva reso noto nel messaggio, scritto nero su bianco, precedentemente.

Il danno è però oramai fatto: si ritiene plausibile che gli altri potenti uomini d’America, di cui l’agente statunitense ha fatto i nomi, possano essere chiamati a testimoniare.

I democratici, i nemici giurati di Trump, sembrano pronti ad attaccare un avversario che ha tutta l’aria di essere stanco e demotivato.