Conosciuta come la terza legge di Keplero, quella dei moti planetari chiude la triade delle leggi dello studioso su i movimenti astrali.
Convenzionalmente la scoperta di questa legge viene collocata nella data del 15 maggio 1618, questo perché l’8 marzo dello stesso anno lo studioso rese nota la sua teoria, ma la ritirò subito per poi confermarla a maggio.
Keplero fu un personaggio poliedrico, filosofo naturale e matematico, astronomo e teorico della musica e come il suo contemporaneo Galileo, grande appassionato di astronomia.
La terza legge di Keplero: enunciato e spiegazione
“Il quadrato del periodo di rivoluzione di un pianeta è proporzionale al cubo della distanza media di quel pianeta dal Sole”.
È questa una spiegazione geometrica del fatto che i pianeti più vicini al Sole hanno un periodo di rivoluzione più breve,ma cosa significa?
Il periodo di rivoluzione è il tempo che impiega un corpo a compiere un’orbita completa. Sulla Terra, ad esempio, tale periodo (che corrisponde all’anno terrestre) dura circa 365 giorni. Giove invece, che è più distante dal Sole rispetto a noi, impiega circa 12 anni per compiere un giro completo.
Le altre due leggi
Con la prima legge Keplero rivoluziona un dogma millenario, accantonando cioè l’idea che le orbite degli oggetti celesti fossero circolari. Dai conti di Keplero, infatti , risultò che per i pianeti funzionassero molto meglio orbite ellittiche attorno al Sole, e che quest’ultimo si trovasse in uno dei fuochi dell’ellissi.
Con la seconda legge mostrò che la velocità con cui i pianeti si muovono sulle proprie orbite non è costante, ma varia in funzione della distanza dal Sole: è maggiore quando sono più vicini alla nostra stella, minore quando sono più lontani.
Di fatto la terza legge di Keplero si pone come conferma della seconda e meglio chiarisce il concetto di moto rivoluzionario.