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La street art di corte. Un controsenso

LA STREET ART DI CORTE. Un controsenso

La  street art nasce come costola del graffitismo e del muralismo con i quali ha in comune il contesto urbano nel quale si esprime (pareti esterne di edifici pubblici e privati anziché tele e supporti cartacei) attraverso mezzi assai diversi dall’arte in studio. Spray, stencil e sticker al posto di pennelli e spatole.

Un’arte ribelle e clandestina

Nata negli anni ’80 in maniera semiclandestina e fuorilegge, causa rischio di denunce per vandalismo, questa forma d’arte non autorizzata e ribelle si è progressivamente diffusa a macchia d’olio riscuotendo un consenso via via più ampio soprattutto tra i giovani, grazie anche ai messaggi più o meno espliciti di critica politica e di denuncia delle ingiustizie sociali.

Vincenzo Trione  ha coniato un efficace neologismo, artivismo , unione di  arte ed attivismo, che bene si adatta a questo genere artistico. Molti  artisti si dedicano alla street art per l’opportunità che essa offre di farsi conoscere da un pubblico molto più vasto di quello ristretto delle gallerie e dei musei, oltre al fatto di  poter lavorare liberamente senza assilli economici, anche se non tutti diventeranno famosi come Keith Haring o Banksy.

La carriera di Jorit. Napoli 

Diverso è il caso di Jorit. Lo street artist italo-belga  nato a Quarto Flegreo (NA) ( al secolo Ciro Cerullo) dopo gli esordi caratterizzati da mostre in importanti musei quali l’Archeologico e il PAN a Napoli ed il MACRO a Roma, si è progressivamente specializzato in giganteschi e invadenti ritratti  di personaggi più o meno famosi.

A cominciare da Napoli. Da Barra (George Floyd, giovane nero ucciso da un poliziotto americano) a Ponticelli (in ricordo del rogo nel campo nomadi). Da San Giovanni a Teduccio (Maradona) a Forcella (San Gennaro) e all’Arenella (Antonio Cardarelli davanti all’Ospedale e Mario Paciolla, attivista cooperante scomparso in Colombia al Liceo Vittorini).E ancora Nino D’Angelo, Marek Hamsik, Totò, Paolo Ascierto e via dicendo: un guazzabuglio di personaggi lontani anni luce l’uno dall’altro. Per non parlare della Madonna sull’Ospedale di Pozzuoli in cui molti hanno riconosciuto il volto della sua compagna

Al  Centro Direzionale poi ha superato sé stesso, prima col murales in occasione delle Universiadi del 2019 con i volti di cinque sportivi  ognuno in rappresentanza della propria provincia( Patrizio Oliva per Napoli, Antonietta De Martino per Salerno, Carmelo Imbriani per Benevento, Ferdinando Gentile per Caserta e Fernando De Napoli per Avellino) Poi  con un altro ancora più grande (il più alto del mondo sembra) con l’immancabile Maradona stavolta affiancato da Troisi e Pino Daniele.

Le opere all’estero

Ma Jorit ormai dilaga ovunque e non solo in Italia: Sorrento (Lucio Dalla) Roma (in ricordo del militante comunista assassinato Valerio Verbano) Firenze (Mandela e Gramsci) per poi passare al Cile (Neruda) alla Palestina (l’attivista Ahed Tamimi) fino ad approdare in Russia (Gagarin e Ornella Muti) e Ucraina.

A Mariupol, città tristemente famosa per le vicende belliche, controllata dai russi, ha eseguito un murales raffigurante una bambina che ha negli occhi i colori della bandiera della contesa  repubblica di Donetsk, e alle cui spalle piovono missili con la scritta NATO.

Jorit e Putin

Abbiamo visto, come a Napoli, un artista di strada abbia dipinto sul muro di un palazzo il ritratto dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij, ormai cancellato in Occidente”. Queste le parole di Vladimir Putin nel Marzo 2022 per elogiare Jorit per il suo murale realizzato  in segno di protesta contro la decisione – poi annullata – di sospendere le lezioni sullo scrittore russo all’università Bicocca di Milano.

Nel Marzo di quest’anno poi, a pochi giorni dalla morte dell’oppositore russo  Navalny , ospite al Forum della Gioventù di Soči e  inaugurando il murales dedicato ad Ornella Muti, Jorit ha abbracciato Putin chiedendogli ed ottenendo di fare una foto insieme. E alle critiche piovutegli addosso ha ribattuto che voleva dimostrare agli italiani che anche lui è in fondo umano.

Jorit  e Banksy

Insomma un crescendo di commesse da parte di autorità nazionali ed estere che hanno fatto la sua fortuna e lo hanno reso famoso. Lui dichiara di ispirarsi in particolare al misterioso e celeberrimo Banksy: ma le differenze sono talmente abissali che non vediamo alcun punto di contatto. Da un lato un autentico genio della street art, libero ed indipendente, che compare improvvisamente nei luoghi più impensati lasciando  opere memorabili a prescindere dalle loro dimensioni.

Nessuno sa in anticipo se, quando e come una sua opera apparirà da un giorno all’altro su un muro sbrecciato o su una parete fresca di intonaco. Dall’ altro un artista che invece passa da un incarico ad un altro riempiendo le città di enormi faccioni il cui unico tratto distintivo sono due coppie di cicatrici rosse similafricane sul viso, che vorrebbero significare l’appartenenza ad una stessa tribù.

La street art di corte

Ma che cosa hanno in comune tutti i personaggi sopra elencati? Nulla, se non il fatto di essere stati scelti dal sindaco o dal presidente o dal potente o dal politico di turno, col silenzio assordante dei critici d’arte e delle soprintendenze. Ecco spiegato l’imbarazzo dei politici ed ecco il motivo per cui nessuno di loro ha commentato la foto con Putin.

E poi c’è da aggiungere che il ritratto è un genere artistico che mal si adatta alla vera street art, essendo da sempre su commissione. Per molti secoli sono stati i privati a incaricare gli artisti, ma in questo caso sono in ballo anche  soldi pubblici, che finanziano una street art di corte. Un autentico controsenso, perchè il vero artista di strada si aggira di notte per non farsi beccare, non certo viene aiutato e lautamente ricompensato  dallo stato per il suo lavoro.

Riconosciamo a Jorit doti acrobatiche perché indubbiamente non è facile eseguire opere ad altezze vertiginose. Ma per il resto per favore non parliamo di street art: quella è  tutta un’altra cosa.