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La Smorfia napoletana nel linguaggio giornaliero

La Smorfia napoletana traduce i 90 numeri in significati, proprio come faceva Morfeo, dio dei sogni, per decodificare i sogni.

La decodifica dei numeri ha origini antichissime, infatti i primi ad attribuire ai numeri un potere magico, furono i greci e gli egiziani.

Dunque, anticamente i numeri venivano decodificati per interpretare i sogni. Invece, nel ‘500, in occasione del rinnovo del collegio dei Serenissimi a Genova, il popolo iniziò a scommettere sui 120 candidati, poi scesi a 90.

Il popolo napoletano che, da sempre intratteneva con il gioco del tressette o sessaquindici, subito incrociò queste tendenze e farle coincidere nel gioco de Lotto.

Ogni cosa che accade viene codificata in numeri, i quali vengono poi giocati al lotto. Infatti, nel 1777 la regina Maria Carolina, moglie di re Ferdinando I di Borbone, dà alla luce il suo secondo figlio maschio. e, i sudditi napoletani consultarono i libri dei sogni (antenato della smorfia) per poter giocare i numeri: 1 (il figlio maschio), 16 (la regina), 70 (il Palazzo Reale).

Ci sono vari numeri, il quale significato è conosciuto da tutta Italia, cioè 25 (Natale), 33 (gli anni di Cristo), 90 (la paura), 48 (il morto che parla), 17 (la sfortuna).

La Smorfia è essenziale anche per Tombola, il gioco che tradizionalmente accompagna il dopo cena delle due vigilie, Natale e Capodanno.

Nella Tombola la Smorfia non serve per interpretare ma solo a fornire i 90 numeri che saranno estratti dal panariello, generalmente a rotazione, da uno dei giocatori.

I più bravi riescono a fornire in maniera brillante insieme al numero il significato corrispondente sulla Smorfia, che molto spesso è ambiguo e triviale.

Per il gioco si acquistano delle cartelle con tre righe di 5 numeri. La cifra raccolta viene ridistribuita tra i vincitori.

La Tombola napoletana nacque nel 1734 e fu causata dalla sospensione natalizia del gioco del Lotto dopo una dura contesa tra Carlo III di Borbone e il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, temutissimo e intransigente fustigatore di costumi.

Motivo del contendere era proprio il gioco del Lotto. Il re era fermamente convinto della necessità di ufficializzarlo per portare ossigeno alle casse del regno.

Il frate si opponeva con tutte le sue forze ritenendolo gioco immorale e causa di rovina per tanti suoi fedeli. Dunque, la Tombola nacque come gioco in casa in “sostituzione” del Lotto nei giorni di festività religiose in modo tale da non distogliere i sudditi dagli obblighi verso la Chiesa.