La “sciantosa”, figura della tradizione napoletana, usata per far riferimento ad una donna curata ed elegante ma superba.
Questo modo di dire prettamente napoletano ricorre in lungo e in largo: nella canzoni, nei componimenti poetici, nelle immagini della Napoli del popolo ecc.
Il termine in origine è nato come storpiatura della parola francese “chanteuse”, ovvero “cantante”. In particolare si faceva riferimento alle cantanti d’opera che si esibivano negli antichi café- chantant, storici café parigini.
Queste cantanti erano solite vestire con abiti eleganti ma con un pizzico di eccentricità così da non passare inosservate durante lo show.
La storia dice che queste arrivarono a Napoli e da quel momento influenzarono la scena artistica dell’epoca: ancora oggi, nel centro storico della città (dove è situata la Basilica di San Lorenzo Maggiore e il sito di Napoli Sotterrata ad esempio) sono molti i luoghi che conservano le testimonianze del loro passaggio, in particolare i teatri.
Il popolo napoletano ha saputo prendere spunto da tutto ciò e creare una parola nuova, molto elegante e allo stesso tempo di impatto uditivo.
Ieri come oggi, la parola “sciantosa” viene utilizzata per descrivere quel tipo di donna più vanitosa che cura particolarmente la sua immagine in ogni occasione.
Con il tempo il termine ha acquistato anche un’accezione negativa, o scherzosa, in base al contesto in cui viene fatta ovviamente.
In senso negativo per criticare una persona eccessivamente presa dalla cura di se, da non prestare attenzione ad altro; in senso scherzoso invece quando si vuole prendere in giro una signorina un po’ schizzinosa è viziata.
Il termine “Sciantosa” è divenuto simbolo della Napoli di ieri e oggi, simbolo della contaminazione linguistica avvenuta nel corso dei secoli.
La “ sciantosa” nella cultura cinematografica
La figura divenuta simbolo della cultura napoletana ha trovato anche ampio spazio nella cultura cinematografica, grazie al ciclo di film con protagonista una formidabile Anna Magnani, accompagnata da un giovanissimo Massimo Ranieri agli esordi.
Trama
Durante la grande guerra Flora Bertuccioli, diva non più giovane del café- chantaunt è a rischio sfratto dalla sua casa di Torino e riceve l’offerta di cantare per i soldati impegnati al fronte. Il primo suo arrivo è accolto dal giovane soldato Tonino Apicella, che insieme ad altri soldati compone la simpatica orchestra incaricata di accompagnare le sue canzoni.
Quando sale sul palcoscenico si accorge che il suo pubblico è composto da giovani soldati feriti e mutilati ed è assalita dalla commozione: rifiuta di cantare la marcia militare e intona invece ‘O surdato ‘nnammurato.
Lo spettacolo viene interrotto da un bombardamento e tutti cercano di mettersi in salvo.
Il mattino dopo Flora e Tonino credono di essere ormai in salvo, ma in quel momento passa un aereo nemico sopra di loro. Flora fa scudo col suo corpo al giovane Tonino e muore mitragliata.