venerdì 22 Novembre, 2024
17.2 C
Napoli

Articoli Recenti

spot_img

La Porta dell’Inferno: le fiamme “eterne” del cratere in Turkmenistan

Una delle mete più suggestive del Turkmenistan si trova nel deserto del Kakarum: si tratta del Darzava, anche conosciuto nel mondo come “la Porta dell’Inferno”. Il nome Darzava deriva dal persiano e vuol dire “cancello” facendo riferimento all’interpretazione soprannaturale che ne fa la popolazione autoctona. Si tratta un enorme cratere di gas che brucia ininterrottamente da oltre 50 anni. Negli anni la “Porta dell’Inferno” è diventata un’attrazione turistica molto popolare, attirando dal 2009 al 2014 circa 50mila turisti. La superficie del cratere supera i 5 km² ed è proprio in virtù della sua estensione che il bagliore delle sue fiamme è visibile anche a molti chilometri di distanza. Nelle vicinanze del Darvaza c’è il piccolo villaggio di Derweze (260 km a nord della capitale Aşgabat) che conta circa 350 abitanti. Il nome “Porta dell’Inferno” è stato dato al sito proprio dalla popolazione locale per via del fuoco, del fango bollente e delle onnipresenti fiamme che imperversano nel cratere.

Nel novembre 2013, l’esploratore George Kourounis, in una spedizione finanziata parzialmente dal National Geographic, è stato il primo a scendere nel cratere. Kourounis ha anche raccolto alcuni campione di terreno che dopo esser stato analizzato ha rilevato la presenza di batteri che invece non c’erano sui terreni circostanti il cratere.

Tuttavia il Darzava ha avuto origine da un incidente: nel 1971 i sovietici iniziarono degli scavi alla ricerca di gas e petrolio, ma qualcosa andò storto in parte per negligenza, in parte perché le tecnologie utilizzate per lo studio del territorio non erano quelle che abbiamo a disposizione oggi. Quando le perforazioni raggiunsero una sacca di gas a enorme pressione, ci fu una fuoriuscita molto violento che fece crollare la terra in superficie e comportò la perdita di tutta la strumentazione. Secondo le notizie riportate dai giornali sovietici non ci furono vittime nell’incidente. Allora fu presa la decisione di dare fuoco al gas per esaurirlo: si trattò di una scelta drastica presa per 2 motivi. Il primo era quello di evitare che i gas velenosi mietessero vittime tra gli abitanti dei villaggi vicini; per quanto riguarda il secondo, si volle evitare che ci venisse disperso nell’atmosfera troppo metano, il quale è un gas serra molto più potente rispetto ai prodotti della sua combustione. Si credeva che il metano sarebbe andato ad esaurirsi nel giro di pochi giorni; come ben sappiamo quella fu una previsione errata dal momento che la “Porta dell’Inferno” brucia ormai da oltre 50 anni.

L’anno scorso, tuttavia, il Turkmenistan ha deciso di chiudere il cratere. Il presidente Gurbanguly Berdymukhamedov ha infatti chiesto al suo gabinetto di trovare una soluzione per spegnere definitivamente l’incendio perpetuo che alimenta il Darkava. La decisione è stata presa in quanto oltre ad essere uno spreco di gas, il perpetuo incendio causerebbe problemi di salute alle popolazioni locali. Negli anni ci sono stati diversi tentativi per spegnere definitivamente le fiamme, ma tutti sono falliti. Si tratta di una missione difficile che comporta delle spese esorbitanti.