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La musica: l’arte nell’antica Grecia

Nel mondo greco la musica ha un ruolo primario in numerosi episodi del mito, ma tra le divinità solo Apollo, dio della divinazione e della poesia, ha con essa un legame diretto e privilegiato. Apollo il dio dell’ispirazione poetica è la presenza prima della cetra e poi della lira, proprio perché fino a tutta l’età classica, i testi poetici sono eseguiti con l’accompagnamento di uno strumento a corde.

Uno degli aspetti che venivano attribuiti alla musica è che aveva la capacità di ammaliare le persone con una forza quasi magica. Questo potere particolare viene attribuito maggiormente al canto delle Sirene, le mitiche figure metà donne e metà uccello, che col loro canto attirano i marinai delle navi che passano accanto all’isola nella quale abitano e li divorano. Secondo alcune leggende, la prima è Pisinoe e suona la cetra, la seconda è Aglaope e canta e, infine c’è Telsiepia che suona l’aulos. Odisseo, per resistere al loro limpido canto, si fa legare all’albero maestro della nave dopo aver riempito di cera le orecchie dei suoi compagni.

I greci accostarono la musica alla matematica e al movimento degli astri. Pitagora, accostava la musica al movimento dei pianeti e capì che anch’essa era governata da precise leggi matematiche. Alla musica i greci attribuivano una funzione educativa in quanto la ritenevano in grado di arricchire l’animo delle persone. Infatti, secondo Platone la musica doveva servire per arricchire l’animo umano come la ginnastica serviva per irrobustire il fisico.

Dunque, l’insegnamento della musica costituiva il completamento dell’istruzione elementare perché veniva considerato il mezzo più adatto per raggiungere la moderazione e l’autocontrollo. Era anche il mezzo che consentiva ai giovani di partecipare fin dai primi anni alla vita collettiva e di imparare a venerare gli dei insieme agli altri. Infatti, grazie alla musica e alla danza, i giovani partecipavano alle pubbliche funzioni di culto.