giovedì 21 Novembre, 2024
17.4 C
Napoli

Articoli Recenti

spot_img

La lingua napoletana e i suoi detti popolari

La lingua napoletana è ricca di proverbi, ognuno dei quali può essere considerato una vera e propria metafora di vita e racconta verità spesso difficili da accettare. 

Da secoli si tramandano modi di dire ancora oggi utilizzati nel dialetto locale, tra i tanti: Senza sold nun s cantan messe.

Cosa significa il proverbio citato? Letteralmente il significato è: Senza soldi non si cantano, non si celebrano, messe.

Ricordiamo che ogni messa prevede una raccolta di denaro destinato ai poveri, ma anche alle chiese stesse per eventuali lavori di manutenzione.

Il popolare detto napoletano, Senza sold nun s cantan messe, insegna che nella vita senza soldi non si ottiene nulla. Un concetto piuttosto materialistico, che però ha un fondo di verità e che oggigiorno è utilizzato non solo a Napoli, ma anche in altre parti d’Italia e riguarda un po’ tutti. 

Senza sold nun s cantan messe, è probabilmente un proverbio nato al Sud, particolarmente diffuso, nel Medio Evo (“sine pecunia ne cantantur missae” è la versione latina), molto famoso e diffuso anche al nord Italia. 

La lingua napoletana e la sua valenza socio-culturale 

Il proverbio pone l’accento sull’aspetto economico che contraddistingue oramai la vita di tutti.

Ogni azione, ogni progetto, ogni desiderio, per esser realizzato ha bisogno di essere quantificato economicamente e dunque ha un costo.
Chi non ha la somma necessaria a disposizione, deve rassegnarsi. Un’amara verità che in questo preciso momento storico ha una forte valenza.

In passato, Senza sold nun s cantan messe era rivolto anche (e si potrebbe dire purtroppo) ai poveri e agli indigenti, ai più fragili, spesso emarginati. Una sorta di ammonizione affinché stessero zitti. Come se la parola fosse un diritto vincolato alla sfera economica, chi non disponeva di denaro non poteva parlare.
Fortunatamente il significato del proverbio tipico e particolarmente diffuso nel dialetto napoletano, con il passare del tempo è cambiato, pur assumendo una connotazione forte e che fa riflettere per quanto esso sia contestualizzabile e veritiero.