Stiamo parlando di uno dei piatti più conosciuti della cucina partenopea, potremmo definirlo certamente un “classico”. La cosa più divertente è che se doveste trovarvi in Liguria, non provate a chiedere al ristorante un piatto di genovese, perché il cameriere cadrebbe dalle nuvole. La genovese infatti, non ha nulla a che vedere con la città della Lanterna. Sul nome di questo succulento piatto, che richiede ore di preparazione, sono fiorite varie interpretazioni : secondo taluni, nel Seicento, a Napoli, nella zona del porto, esistevano tutta una serie di bettole ed osterie, gestite da osti genovesi giunti a Napoli dal mare e che vi erano rimasti a vivere. Con una grande quantità di cipolle ed un pezzo di carne, riuscivano a preparare sia un primo che un secondo ad un prezzo abbordabile, adatto al tipo di clientela. Un’altra versione, forse più fantasiosa, fa riferimento agli svizzeri giunti a Napoli con l’esercito imperiale. In enormi pentoloni cuocevano per ore cipolle e carne , e il popolino, incuriosito dall’odore non proprio delicato, cercando di scoprire la provenienza dei soldati, si sentivano rispondere Geneve, che però stava per Ginevra, non per Genova, come erroneamente si diffuse. Andando oltre la storia, la genovese resta un appuntamento irrinunciabile per le tavole di ogni napoletano.