La Fontana degli Incanti. Tornano i leoni. Ad Aprile di quest’anno una curiosa notizia è rimbalzata sulle cronache cittadine napoletane. Si tratta del ritrovamento nei sotterranei del Maschio Angioino, adibiti a deposito comunale, di quattro leoni in pietra riconosciuti subito dagli esperti della Soprintendenza come appartenenti alla cosiddetta Fontana degli Incanti.
Una fontana realizzata nel XVI secolo per volere del Vicerè Pedro de Toledo, che si trovava in origine nel quartiere Porto, all’incirca nella zona corrispondente all’attuale Piazza Bovio.
Oltre che servire agli abitanti della zona, era utile anche per approvvigionare di acqua le navi ormeggiate nel porto per gli imbarchi. Il disegno originario fu opera dello scultore e architetto Giovanni da Nola, ma della fontana originaria resta ben poco a causa dei ripetuti interventi e rifacimenti che ha subito nel corso dei secoli.
Da documenti dell’epoca sappiamo che tra il 1561 e il 1567 collaborò alla sua realizzazione anche lo scultore Annibale Caccavello che rifece una statua di Venere precedentemente danneggiata .
Le continue modifiche
La Fontana degli Incanti subì nel tempo ripetute modifiche e rifacimenti cambiando completamente aspetto. Nel 1647 fu danneggiata gravemente durante la rivolta di Masaniello. Per restaurarla intervenne allora il Viceré Giovanni D’Austria in persona affidando l’incarico all’architetto Francesco Antonio Picchiatti.
Ma non finisce qui. Ripetutamente restaurata anche nel XVIII secolo ( eliminando via via fregi e decori danneggiati) si arriva infine al 1834 quando l’architetto Pietro Bianchi, lo stesso autore della Basilica San Francesco di Paola in Piazza Plebiscito, la rifece completamente.
Il contesto urbano in cui era collocata è ben rappresentato in un dipinto dell’artista Alceste Campriani (1872) in cui si vede il manufatto circondato da un vivace mercato. Si tratta dell’unica immagine d’epoca di questa fontana, in quanto di tutte le precedenti versioni a partire dalla prima non abbiamo altro che qualche sommaria descrizione.
Nel 1889 in occasione della cerimonia d’inizio dei lavori del Risanamento, tenutasi proprio nell’attuale Piazza Bovio, la fontana fu spostata a Posillipo, in Piazza Salvatore di Giacomo.
Significato del nome
Il nome deriva da una curiosa leggenda che narrava di una maga o strega che era solita usare la sua acqua per pozioni magiche e incantesimi. Col tempo tuttavia ebbe anche un altro soprannome, ossia Fontana della Coccovàja che in dialetto napoletano antico significava civetta.
Secondo alcuni nello stemma vicereale che la sormontava, raffigurante l’aquila con le armi di Carlo V, il popolo intravedeva appunto una civetta. Però c’è anche una seconda ipotesi.
La fontana era ornata da figure mitologiche. Oltre alla citata Venere anche Minerva, dea della saggezza, della filosofia e protettrice delle acque, raffigurata insieme al suo animale sacro: la civetta.
La civetta, che in napoletano arcaico veniva chiamata “cuccuvaia” (sostituito oggi dal termine più moderno “ciucciuvettela”) non è un animale particolarmente bello. Ecco perchè una donna sgraziata e goffa veniva soprannominata ‘a cuccuvaia ‘o puorto.
Il progressivo degrado
Negli ultimi anni la fontana ha subito un lento e inarrestabile degrado. Non più zampillante da molto tempo, è stata via via ricoperta di graffiti mentre la vasca si è riempita di spazzatura.
Fino ad arrivare al punto che qualcuno in modo provocatorio aveva collocato alcuni wc sui piedistalli dove un tempo c’erano i quattro leoni di pietra. Che ora invece finalmente sono ritornati al loro posto dopo 40 anni di oblio. Resta tuttavia il mistero di come siano finiti al Maschio Angioino.
La Fontana degli Incanti. Tornano i leoni. Il suo restauro si inserisce peraltro in un più ampio programma volto alla salvaguardia e al ripristino di un grande patrimonio della città. Composto da almeno 54 fontane di pregio storico-artistico e a carattere monumentale. Certo non paragonabile a Roma, la città delle fontane per eccellenza, insuperabile sia dal punto numerico che monumentale. Ma pur sempre di tutto rispetto.
Finora sono 15 quelle già restaurate, rifunzionalizzate ed affidate in gestione all’Azienda Idrica Abc, secondo un protocollo di intesa stabilito con il Comune Di Napoli. Ora è il turno della 16°, la Fontana degli Incanti. Leoni in pietra al posto di water di ceramica. Vasca riempita di acqua zampillante al posto di spazzatura. Sembra un incantesimo.
Nel Cinquecento si diceva che le maghe e le streghe più potenti della città si riunissero alla fontana in piena notte per miscelare le loro pozioni. Si sparse ben presto la voce e il popolo non voleva più accostarsi alla fontana. Ora invece, ripulita e completata, attirerà a sè grandi e piccoli. Sembra anche questo un incantesimo.