Uno dei contorni più gettonati e saporiti, presente sulle tavole napoletane è la ciambotta. Spesso presente durante i pranzi domenicali ma la si può trovare a tavola anche durante i pasti infra – settimanali.
La parola ciambotta è un termine di origini dialettali e proviene dalla parola francese “Chabrot” che significa miscuglio. Infatti, di fatto, è un contorno con alla base un mix di verdure tagliate a pezzetti e amalgamate tra loro. Il piatto può essere condito con vari elementi cotti in padella, quali i peperoni, le melanzane, le patate, cipolle, le zucchine e i pomodorini.
E’ un piatto che può essere mangiato durante tutti i periodi dell’anno, sia caldo, con le verdure appena cotte, in periodo invernale, sia freddo, cioè messo a raffreddare, per i periodi più caldi. E si configura adatto ad accompagnare qualsiasi tipo di pranzo o cena, sia a base di carne che di pesce.
In realtà è un piatto che appartiene alle tradizioni culinarie del Centro e Sud Italia. Infatti, ne esistono varie versioni e ognuna ha la propria tipica caratteristica. Molise, Puglia, Lazio, Abruzzo, Basilicata e Campania, ognuna che si presenta con qualche piccola e specifica differenza. In Campania, nello specifico, si fa l’en plein, in quanto, ne esistono ben tre diverse versioni, quella napoletana, la cilentana e la beneventana.
Il piatto ha origini “povere”, infatti, è nato come piatto dei campi. Le donne lo preparavano il giorno prima per i mariti che il giorno seguente si sarebbero svegliati presto per andare a lavoro. Gli uomini la mangiavano, in pausa pranzo, all’interno di un pezzo di pane, scavato all’interno, cioè privato della mollica. Essendo nato come piatto “povero” si può dedurre che è, in sostanza, un piatto molto economico ma, al tempo stesso, bello sostanzioso. In effetti, lo è proprio per la ricchezza della varietà di verdure di cui è composto.