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John Keats: la grandezza di uno scrittore senza tempo

John Keats, è uno dei poeti britannici più celebri del Romanticismo, morto a Roma il 23 febbraio del 1821.

Nonostante siano trascorsi duecento anni dalla sua dipartita, il letterato continua ad essere annoverato tra i più importanti e studiati da critici ed esperti del settore. 

Breve ma indissolubile il suo rapporto con Napoli

Fondamentale testimonianza dell’attività letteraria di Keats è il suo epistolario, che contiene non solo alcune delle più belle lettere personali mai pubblicate in lingua inglese, ma anche alcuni principi essenziali della sua poetica.

Keats, infatti, scriveva in modo intenso ma allontanandosi da qualsiasi sistema predefinito, inglobano nelle proprie opere tutti gli elementi fondamentali della sua esistenza, sparsi in dozzine di lettere.

La musicalità a la bellezza di Napoli, fecero innamorare John Keats, che trascorse una vera e propria quarantena nella città partenopea. Il celebre poeta giunse in Italia per assaporare i benefici del clima mite, nettamente diverso da quello londinese, freddo e rigido.

Secondo quanto ricostruito dagli studiosi moderni, John Keats, trascorse un lungo arco temporale a Napoli, assaporando la bellezza del mare, ma anche i colori tenui del cielo e della natura, prima di trasferirsi a Roma, dove il 23 febbraio morì. 

La vita del poeta fu caratterizzata da una serie di eventi tragici (primo tra tutti la morte del padre, morto in una scuderia, e poi la perdita improvvisa del fratello). Dei lutti che mutarono inevitabilmente il carattere e la personalità del letterato; a seguito di tutto ciò, infatti, egli decise di dedicarsi completamente alla poesia, come unica speranza di consolazione.

È per questo che in numerose lettere scritte durante la quarantena trascorsa a Napoli, il poeta romantico, scrisse di apprezzare notevolmente quel clima mite, che insieme allo studio analitico dei testi greci (di cui era grande appassionato) gli conferiva tranquillità e pace interiore.

John Keats: la poesia come speranza 

Il “poeta supremo” dal carattere leopardiano e dalla “penna greca”, dopo aver trascorso quaranta giorni a Napoli, a causa dell’epidemia che aveva interessato Londra, giunse a Roma, come ultima meta. A soli venticinque anni, grazie alla laurea in medicina (nonostante si occupasse esclusivamente di poesia) capì subito che fosse affetto da tisi; quella terribile malattia che aveva già ucciso precocemente la madre e il giovane fratello Tom.

Si spense il 23 febbraio del 1821 a Roma, avvolto dal candore della città eterna, in un appartamento a Piazza di Spagna.

Non c’è il nome di Keats sulla sua tomba per suo espresso volere, ma solo un epitaffio: ”Here lies a man whose name was writ in water” (Qui giace colui il cui nome fu scritto sull’acqua).

Il 23 febbraio è una data da ricordare, soprattutto dal punto di vista storico-letteraria. La morte di John Keats descrive la perdita di un poeta crogiolatosi nel timore e nella rabbia di non aver detto abbastanza. 

Una forte spiritualità, tanti versi accorti e suggestivi; Le lettere sulla poesia, edite da Mondadori, si configurano come l’apogeo della sua grandezza. Esse contengono sentimento, fervore, inquietudine, ma sono al contempo ricche di bellezza.