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Joaquin Phoenix: vivere il cinema e recitare la vita

Negli anni Joaquin Phoenix è diventato uno dei simboli più apprezzati del cinema d’autore, d’un cinema profondo e impegnato in cui l’umano viene presentato in tutte le sue sfaccettature. Il profondo talento recitativo di Phoenix dona ad ogni pellicola in cui compare un’espressività senza eguali: così ogni suo personaggio s’imprime nella mente dello spettatore per la sua iconicità e per la sua profondità a tratti oscura o malinconica. Vincitore di numerosi premi, Phoenix tocca l’apice della sua carriera vincendo nel 2020 l’Oscar come migliore attore protagonista interpretando il Joker di Todd Phillips, mettendo in gioco tutto sé stesso, incluso il proprio corpo. È proprio questo il film che mette in evidenza quanto siano magistrali le sue interpretazioni: è stato capace di superare qualsiasi stereotipo o diffidenza sui film a tema fumettistico, a tal punto che è riuscito a vincere il premio più prestigioso del mondo cinematografico, nonostante la sua antipatia per l’Academy e i Premi Oscar.

Joaquin era il terzogenito della famiglia Bottom, nato dopo River e Rain e prima delle due sorelle, Liberty e Summer. I suoi genitori si conobbero per caso nel 1968, un colpo di fulmine che culminò nel ’69 con un matrimonio e diverse peregrinazioni tra le varie comuni hippie degli USA. La famiglia si stabilì poi nel Sud America per vivere nella comunità religiosa dei Bambini di Dio: nel ’74 nacque Joaquin, l’unico dei figli a non aver un nome legato alla natura, motivo per il quale cominciò a farsi chiamare Leaf. Sin da giovane inoltre cominciò a seguire uno stile di vita vegano e a interessarsi al rapporto con la natura. Successivamente la famiglia decise di lasciare la comunità dei Bambini di Dio che si rivelò una vera e propria setta che incoraggiava il sesso con e tra minori. La famiglia si trasferì in Florida affrontando diverse difficoltà, in primis economiche: non avevano una fissa dimora, motivo per cui erano costretti di volta in volta a cercare sistemazioni di fortuna. I genitori trovarono un lavoro e River, Rain e Joaquin iniziarono a esibirsi per strada per aiutare i genitori. I tre fratelli vennero adocchiati dalla talent scout Iris Burton ed è grazie a lei se iniziarono a recitare, prima in tv e poi al cinema. La recitazione ha permesso alla famiglia Phoenix di riprendersi man mano, motivo per il quale Joaquin metteva tutto sé stesso in ogni parte proprio perché da ciò dipendeva una parte del reddito familiare.

Joaquin debutta al cinema nel 1986 con Space Camp, un ruolo abbastanza importante, ma che non gli fa raggiungere la notorietà di suo fratello River che nel ’91 vince addirittura la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia con Belli e Dannati di Gus Van Sant. Tuttavia la notte tra il 30 e il 31 ottobre 1993 spezza il cuore del giovane Joaquin: suo fratello River muore di overdose tra le sue braccia di fronte al Viper Room, noto locale di Los Angeles. Lo shock allontana Joaquin dai riflettori di Hollywood. A convincerlo a tornare è proprio il regista che aveva dato a suo fratello la notorietà: Gus Van Sant che lo chiama per interpretare il ruolo di Jimmy Emmett in Da morire. Da quel momento Joaquin Phoenix si guadagna molti ruoli da protagonista: ad esempio in Innocenza Infranta, Il sapore del sangue, 8 mm – Delitto a luci rosse e The Yards, tutti film che ne testimoniano il talento e che gli permettono di farsi notare da Ridley Scott. Grazie alla sua interpretazione ne Il Gladiatore, Phoenix ottiene diverse nomination, la più importante delle quali è quella all’Oscar come Migliore attore non protagonista.

Inizia anche ad affinare il suo approccio al metodo, così intenso da rasentare il maniacale e che lo porterà con Joker a cambiare il proprio corpo e il proprio stile di vita perché si adattassero al ruolo. Phoenix non si è mai risparmiato, nemmeno per le produzioni minori della sua filmografia: ad esempio per Squadra 49, trascorse un mese con una squadra di pompieri di Baltimora per prepararsi al meglio al ruolo. Il 2005 è un anno importante per la carriera di Joaquin che oltre a Squadra 49, interpreterà dei ruoli anche in Hotel Rwanda e in Walk the Line- Quando l’amore brucia l’anima, in cui viene rievocata la vita del cantautore Johnny Cash. Proprio per questo film, l’attore ha raggiunto livelli assurdi di immedesimazione, imparando a cantare e suonare la chitarra e rispondendo solo a quelli che sul set lo chiamavano Johnny Cash. Insomma, un’altra eccelsa interpretazione che gli valse una candidatura agli Oscar.

Nel 2009 sorprese il mondo del cinema con un annuncio: voleva interrompere la sua carriera d’attore per iniziare quella da rapper. Notizia che trovò la sua cassa di risonanza in un’intervista al David Letterman Show. Tuttavia Phoenix non intendeva ritirarsi davvero, ma solo preparare il suo personaggio per il mockumentary Joaquin Phoenix- I’m still here!, film girato da Casey Affleck che coglie l’occasione per affrontare tematiche importanti. L’attore ha dunque interpretato una versione di sé in ogni sua apparizione pubblica affinché non venisse alla scoperta il progetto. Da allora la sua carriera ha subito un ulteriore impennata con eccellenti interpretazioni, basti pensare a The Master, Her, C’era una volta a New York, Vizio di Forma, Irrational Man e A Beautiful Day – You Were Never Really Here. Fino a giungere a Joker, film in cui anche l’iconica risata è sintomo di sofferenza. I film degli ultimi anni come Beau ha paura e Napoleon non hanno fatto altro che confermare il suo essere una parte importante del cinema d’autore.

Insomma, il rapporto che Joaquin Phoenix instaura con la recitazione è totalizzante, quasi carnale, come una vera e propria vocazione la cui punta è proprio il suo mockumentary al cui centro non vi è solo la condizione dell’artista, intrappolato nel suo essere un personaggio pubblico, ma anche il cannibalismo dei media che non risparmia nessuno, nemmeno un attore affermato come lui. Così Joaquin si è presentato in pubblico per diversi mesi con i capelli scompigliati, la barba lunga e ispida e un paio di occhiali da sole sempre indosso, ostentando un atteggiamento distaccato e scontroso. Una performance artistica così efficace e realistica che lo stesso David Letterman dopo un’intervista di silenzi imbarazzanti e farfugliamenti, congedò l’attore dicendo: “Sarebbe stato bello averti qui stasera, Joaquin”. Altro punto di climax della storia è l’esibizione su un palco a Miami in cui con l’aiuto di un complice, Phoenix si getta tra la folla, fingendo una rissa.

Tutto finto, è stato ribadito più volte sia dal regista che dallo stesso interprete, ma una finzione che rivela molto dello star system, di come possa essere alienante l’occhio dei media e che in fondo pone una domanda dal sapore esistenziale: quanto può essere difficile trovare la propria strada, ma soprattutto cosa succederebbe se si scoprisse che non ce n’è nessuna?