Il 18 settembre del 1970 moriva Jimi Hendrix, soffocato da quanto si apprendeva dall’autopsia dal proprio vomito durante il sonno indotto da una dose eccessiva di barbiturici.
Ancora oggi, i dubbi sulla morte di uno dei musicisti più conosciuti di tutti i tempi, sono tanti, soprattutto in mancanza di prove chiare.
Viva è la tesi del complotto, messo in scena per eliminare Hendrix. La tesi del complotto poggia su un dato certo: Hendrix finanziava le Black Panther e per questo era spiato dall’FBI di J.Edgar Hoover.
Sembrerebbe inoltre, che Hendrix sia stato vittima di un vero e proprio business della musica, attraverso la quale il suo genio veniva fuori. Quel 18 settembre lasció l’amaro in bocca a tantissimi appassionati e conoscenti e ancora oggi si susseguono ipotesi diverse che vedono l’illustre musicista, al centro di un vero e proprio piano.
Hendrix, attraverso la propria musica realizzava effetti e suggestioni rare, fino a quel momento considerati semplicemente rumori senza importanza. In realtà il musicista rivoluziona il modo di fare
Musica, attraverso l’utilizzo dei pedali, le possibilità espressive della chitarra che sembra esprimersi attraverso le note suonate. Un tripudio di emozioni si concentrano in una unica personalità.
Due sue esibizioni, in particolare, sono entrate nell’immaginario collettivo: il suo esordio al festival di Monterey del 1967, in cui concluse la performance dando fuoco sul palco alla sua chitarra, e la chiusura del festival di Woodstock del 1969, durante la quale diede una originale reinterpretazione dell’inno nazionale statunitense.
È stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.
Secondo una classifica del 2011 dalla rivista Rolling Stone, è reputato il più grande chitarrista di tutti i tempi, posizionandosi al primo posto della lista dei 100 migliori chitarristi, secondo Rolling Stone, ma precedendo Eric Clapton e Jimmy Page.
Jimi Hendrix è stato una leggenda della musica cambiando di fatto il modo di percepirla.