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Islanda: migliaia le donne in sciopero contro il gender pay gap

Sono decine di migliaia le donne che oggi in Islanda hanno scioperato per opporsi al divario di retribuzione con gli uomini (gender pay gap) e alle violenze sessuali e di genere. Si è unita alla protesta anche la premier, Katri’n Jakobsdo’ttir, la quale ha dichiarato: “Non lavorerò oggi, poiché mi aspetto che facciano lo stesso anche tutte le donne che fanno parte del governo”, affermando inoltre che il suo governo sta esaminando il modo in cui vengono valutate le professioni a prevalenza femminile, rispetto a quelle a prevalenza maschile. Secondo i media locali, i settori più penalizzati dallo sciopero sono stati la sanità e l’istruzione: infatti secondo l’Unione islandese degli insegnanti, le donne costituiscono la maggioranza dei docenti su tutti i livelli del sistema educativo e il 94% della scuola materna.

Non è la prima volta che le donne scioperano per un giorno intero: ci fu infatti, un precedente nel 1975 che coinvolse il 90% delle donne islandesi e che aveva l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del lavoro femminile, sia per la società che per l’economia. Lo sciopero del 1975 portò a cambiamenti cruciali, tra cui la prima donna eletta presidente al mondo, Vigdís Finnbogadóttir.

Lo sciopero di oggi, a cui hanno partecipato anche le persone non binarie, è stato organizzato da circa 40 associazioni diverse e aveva come slogan “Tu chiami questa uguaglianza?”. L’evento più importante si è tenuto nella capitale, Reykjavik, ma sono stati organizzati altri 10 eventi in tutto il Paese, rendendolo forse il più grande sciopero femminile mai organizzato in Islanda.

L’Islanda è da 14 anni consecutivi al primo posto della classifica del World Economic Forum per la lotta al gender gap, ma, nonostante ciò, il divario tra gli stipendi delle donne e quelli degli uomini è ancora del 21%. “L’Islanda viene descritta come il paradiso della parità” dice Freyja Steingrímsdóttir, una delle portavoce della protesta “ma un paradiso della parità non dovrebbe avere un gap salariale del 21% e il 40% delle donne che hanno subito abusi sessuali“.