Ad Ischia e Procida, due delle isole del Golfo di Napoli, la pesca sarà vietata fino al prossimo 31 marzo. Una decisione importante che nasce per effetto del passaggio di consegne, ancora in corso, della gestione dell’Area marina protetta Regno di Nettuno dalla capitaneria di porto al consorzio composto dai sette comuni delle due isole.
Il permesso di pesca per i nuovi possessori di imbarcazioni, è fermo; non esiste infatti, uno sportello a disposizione di quanti vogliano mettersi in regola e pagare non solo per il permesso di pesca ma anche per l’ancoraggio, ad esempio.
Per tutti coloro che invece avevano già pagato per il 2019, il permesso di pesca è prorogato. Il divieto sarà in vigore fino al 31 marzo.
Ricordiamo che l’Area marina protetta Regno di Nettuno fu istituita nel 2007, quando il Ministero dell’Ambiente demandò alle sette amministrazioni comunali di Ischia e Procida la salvaguardia attiva delle loro coste, popolate da diverse specie di cetacei e da suggestive praterie sottomarine di Posidonia, una pianta acquatica che funge da vero e proprio “indicatore ecologico” per monitorare lo stato di salute del mare, oltre ad esercitare un’importante azione di contrasto all’erosione dell’area costiera.
Nell’ambito della sostenibilità e della sicurezza del pescato, è fondamentale sottolineare che ad Ischia, è attiva la tecnologia della blockchain, relativa al servizio di tracciabilità del pescato e della cosidetta blue economy; si tratta di una una rivoluzione di rilievo, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza del cibo, in questo caso del pesce, tanto più importante in tempi in cui l’origine dei prodotti ricopre un ruolo sempre più significativo. L’infrastruttura blockchain regola e organizza la tracciabilità del pescato locale, attraverso l’uso di applicazioni decentralizzate.
Probabilmente, rivelano fonti ufficiali, proprio in riferimento ad un pescato che sia sempre più sicuro e nel rispetto delle specie marine, a Procida ed Ischia, la guardia costiera ha deciso di bloccare temporaneamente la pesca, fino al prossimo 31 marzo. Dunque, tre mesi di stop, trascorsi i quali si dovrà capire quali siano gli uffici competenti che la guardia costiera metterà a disposizione, sia per la presentazione delle nuove domande di pesca che di ancoraggio.