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Iran respinge le accuse di Israele sull’attacco alla petroliera

Dopo l’attacco con drone esplosivo alla petroliera MV Mercer Street avvenuto nella giornata di ieri, Israele punta il dito contro l’Iran.

La petroliera, gestita dalla società Zodiac Maritime di proprietà del magnate israeliano Eyal Ofer,  era in navigazione di fronte l’Oman quando c’è stato l’attacco.

Israele accusa l’Iran

A seguito dell’attacco, il ministro della difesa israeliano Benny Gantz ha convocato una consultazione con il Capo di stato maggiore Aviv Kochavi, e con altri responsabili di sicurezza.

Israele sembra non aver dubbi su chi abbia ordinato l’attacco e punta subito il dito contro l’Iran. Secondo i media locali, l’attacco potrebbe essere stato perpetrato come ritorsione a seguito di un recente attacco israeliano in Siria.

Come riportato dalla Bbc, ci sono state due vittime dell’attacco alla petroliera in navigazione di fronte l’Oman.  Due membri dell’equipaggio, un cittadino britannico e uno della Romania. Lo stesso ente ha poi ricordando che il ministro degli Esteri israeliano, Yair Lapid, ha puntato il dito contro “il terrorismo iraniano”.

“L’Iran non è solo un problema israeliano”, ha dichiarato lo stesso Lapid, aggiungendo che “il mondo non deve stare in silenzio.”

La risposta di Teheran

Nessuna risposta era pervenuta da Teheran, almeno fino ad oggi.

Il ministero degli Esteri iraniano ha deciso di rispondere e respingere le accuse definite dallo stesso “infondate” di Israele sull’attacco alla petroliera in navigazione al largo dell’Oman che è costato la vita a due membri dell’equipaggio.

Il portavoce del ministero, Saeed Khatibzadeh, in merito alle accuse ha dichiarato: “Il regime sionista… deve fermare queste accuse infondate, e non è la prima volta che rivolgono tali accuse all’Iran.

Intanto, il dipartimento di Stato Usa, ha reso sono che gli Stati Uniti parteciperanno a un’inchiesta sull’attacco alla petroliera.

Il segretario di Stato Antony Blinken e il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid hanno concordato, secondo quanto dichiarato dal portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, di “lavorare con il Regno Unito, la Romania e altri partner internazionali per indagare sui fatti e valutare appropriati prossimi passi.”