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Intervista al giovane autore Giuseppe De Martino

Un giovane talento. Una storia che ad oggi è la storia e la voce di tanti giovani e non, che si trovano ad essere oggetto di discriminazioni e bullismo. La voce di chi ha trasformato l’emarginazione e l’incomunicabilità, in scrittura e arte.

Giuseppe De Martino è un giovane scrittore dell’hinterland napoletano, che si è fatto strada con la recitazione e la scrittura. Sino ad arrivare a soli 21 anni a vivere ad Oxford e ritornare poi  a Napoli per lavorare al suo primo romanzo ” Il dolore in un sorriso”.

-Chi è Giuseppe De Martino?

<<Sono nato a Napoli nel 1996, e sin da subito ho scoperto una forte passione per l’arte. L’arte in ogni sua più profonda e trasversale manifestazione, dal cinema alla scrittura, dal teatro al canto. Anche se il contesto sociale in cui mi ritrovavo era avverso nei confronti dei miei interessi, non mi sono dato per vinto e armato di tanta forza, coraggio e determinazione, sono riuscito a diplomarmi in recitazione e a pubblicare il mio romanzo “Il dolore in un sorriso”.>>

-Come nasce la Sua passione per la scrittura?

<<La mia passione per la scrittura nasce nel mio momento più buio. Avevo capito che mi piacevano gli uomini e che forse ero “diverso” dagli altri. Questa diversità in un primo momento l’ho percepita come qualcosa di negativo, qualcosa da nascondere, una malattia. Avevo sviluppato la cosiddetta “omofobia interiorizzata”. Ovvero nel sentire continuamente tanta ignoranza in giro ero diventato anche io ignorante in merito. Ed in quel momento, ho aperto una pagina bianca sul mio computer e tutte le mie emozioni e le mie paure si trasformarono, da sole, in parole. Quella pagina bianca è divenuto un romanzo e quando l’ ho riletto tutto, un sorriso era comparso sul mio volto. Tutto quel dolore si era trasformato in un sorriso, da qui appunto il titolo “Il dolore in un sorriso”. Ed iniziò così parte della consapevolezza che non ero sbagliato, che non ero malato, che la mia diversità non era negativa ma semplicemente diversità.>>

-Quando ha compreso che la scrittura potesse essere uno strumento comunicativo potente, per uscire dall’impasse delle varie esperienze difficili, da Lei vissute?

<<Oltre al sorriso e alla consapevolezza sopra citati, ho capito il potere della scrittura anche dopo la pubblicazione del romanzo. Quando tanti ragazzi che avevano vissuto  le mie stesse problematiche, hanno trovato in me un punto di riferimento e di conforto. Hanno trovato nella mia storia un faro che avrebbe potuto illuminare il loro periodo buio e dargli il coraggio per affrontare il loro percorso. È nella mia salvezza e nella loro salvezza, che trovo la soddisfazione più grande. È così che ho capito che la penna è lo strumento più forte che abbiamo.>>

Come definirebbe il suo romanzo ?

<<Il mio romanzo lo definirei un romanzo catartico, di formazione. È la storia di tre personaggi: Cameron, Trevis e Jocelyn. Tre personaggi apparentemente diversi: il ragazzo omosessuale proveniente da una famiglia fortemente omofoba, la ragazza obesa oggetto di scherno da parte dei suoi “amici” ed il ragazzo omosessuale completamente libero nel viversi la sua sessualità. Ma cosa hanno in comune questi personaggi? Il loro senso di non appartenenza a qualcosa, la loro sensazione di sentirsi sbagliati e di non avere un posto da definire “casa”. Riusciranno insieme a creare questo posto? Non fatto di mattoni ma di sentimenti?>>

” Il dolore in un sorriso” è un romanzo autobiografico. Quanto secondo Lei ,può essere utile tale esperienza per altre persone che purtroppo sono oggetto di bullismo e discriminazione?

<<Nel romanzo ho voluto esagerare alcune mie situazioni a scopo letterario, dovevo entrare nel mio dolore in modo molto profondo per arrivare al dolore degli altri. Quindi ho scisso la mia persona e le mie vicende in tre personaggi diversi, personaggi in cui chiunque si può riconoscere, chiunque si sia sentito “inadatto” almeno una volta nella sua vita, o che tutt’ora si sente così. Questa “esagerazione” nelle vicende accadute nel libro serve appunto ad aiutare chi è oggetto di bullismo, perché in fin dei conti la storia di Cameron è una storia di riscatto sociale, di rivincita e di lotta, lotta senza armi da fuoco ma che come arma ha solo la voglia di avere un’identità, di esistere.>>

-Lei non è soltanto uno scrittore, ma collabora e si impegna socialmente in varie associazioni. Quali? E in quali iniziative?

<<Collaboro con varie associazioni, ed in particolar modo con l’Arcigay e Il Quaderno Edizioni. Due associazioni che fanno della lotta contro ogni forma di razzismo il loro pane quotidiano. È degno di nota per me ricordare che l’associazione Arcigay di Napoli (ed in particolar modo Daniela Lourdes Falanga, Claudio Finelli e Antonello Sannino) è stata fondamentale per il mio percorso di consapevolezza e affermazione della mia identità. Alcune personalità dell’associazione vennero nella mia classe quando ero ancora uno studente del liceo e mi aprirono gli occhi su molte tematiche a me ancora sconosciute. Dopo essermi diplomato in quel liceo, e dopo la pubblicazione del romanzo, ho iniziato a collaborare con loro, andando per le scuole a fare quell’informazione che ha salvato me in primis.>>

-Dove prossimamente presenterà il libro?

<<Sulla pagina Facebook dedicata al romanzo è possibile avere tutte le informazioni sul romanzo e sulle prossime date. Vi aspetto!>>

https://www.facebook.com/ildoloreinunsorriso/

-Dove è possibile reperirlo?

<<Il libro è presente su Amazon, Feltrinelli e IBS. Questi sono i link:

Amazon (spedizione veloce e gratuita): http://amzn.eu/3Od8Zux

Feltrinelli: https://www.lafeltrinelli.it/libri/giuseppe-de-martino/dolore-un-sorriso/9788892353367

Ibs: https://www.ibs.it/dolore-in-sorriso-libro-giuseppe-de-martino/e/9788892353367

Inoltre per chi volesse leggere l’ebook, lo può trovare sempre su Amazon e nei maggiori store di libri digitali (Apple, Mondadori, Kobo, ecc …).>>

-Se volesse lasciare un messaggio ai lettori, quale sarebbe?

<<Trasformate il vostro dolore nel vostro sorriso più bello. Sorridete, sorridete sempre. Qualche volta piangete anche, ma che sia solo uno sfogo per rialzarvi più forti di prima. Per dire “io sono qui, non sono invisibile e ho lo stesso diritto vostro di amare e di esistere!”>>