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Il soggiorno napoletano di Boccaccio

Giovanni Boccaccio è il famoso autore del Decameron, ma prima di realizzare il suo più grande capolavoro ebbe modo di trascorrere un certo arco di tempo anche qui a Napoli. Il soggiorno napoletano durò a lungo ed ebbe modo in questo frangente non solo di accedere alla corte di Roberto d’Angiò, ma anche di partecipare a feste e conoscere le donne della corte.

Il re gli concesse anche di usufruire della biblioteca reale, dove approfondì i suoi studi umanistici ed ebbe modo di frequentare le lezioni dei suoi membri come Paolo da Perugia e Andalò del Negro.

In questo contesto Giovanni ebbe modo di approcciarsi alle prime esperienze sentimentali, tra cui la più intensa fu quella con Fiammetta, donna trasfigurata a mito letterario, dietro la quale si sarebbe celata nientemeno che Maria d’Aquino, figlia illegittima di re Roberto. L’incontro amoroso segue il topos tipico della tradizione letteraria, Boccaccio incontra Fiammetta in una chiesa e subito se ne innamora.

Ma perchè giunse a Napoli Boccaccio? Il padre, Boccaccino, decise di portarlo con sè nella città partenopea dove svolgeva il ruolo di agente di cambio per la famiglia dei Bardi, mentre il figlio seguitava il suo tirocinio da mercante, al quale era sempre meno interessato.

Boccaccio a Napoli conobbe anche il giurista letterato Cino da Pistoia, che suscitò in lui l’interesse per lo stilnovismo e per Dante e assecondò la sua vocazione letteraria.

Oltre a lui, il mondo napoletano permise a Boccaccio di conoscere altri giuristi letterati  come Giovanni Barrili e Pietro Piccolo che non solo assecondarono il suo gusto umanistico ma accrebbero anche la sua attenzione per Francesco Petrarca.

Nel periodo napoletano compone opere come il poemetto della Caccia di Diana, il Filostrato, il Filocolo e Teseida delle nozze d’Emilia. Dunque il soggiorno partenopeo si rivelò essere abbastanza proficuo sia per i suoi studi umanistici che per la stesure delle opere.