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Il principe di Satriano e duca di Taormina: Carlo Filangieri

Nacque il 10 maggio 1784 a Cava de’ Tirreni, Carlo Filangieri principe di Satriano, discendente di un’antica famiglia nobiliare napoletana. Suo padre, Gaetano Filangieri, era un giurista e filosofo napoletano e aveva sposato la nobile ungherese Carolina Frendel.

All’età di quattro anni il piccolo Carlo rimase orfano di padre, morto prematuramente nel 1788 a causa di una malattia. Seppure giovanissimo ricevette, come di consueto nella nobiltà napoletana, il brevetto di ufficiale di cavalleria (nel Reggimento Principe Leopoldo).

La madre mantenne contatti con l’ambiente intellettuale e assunse per i figli valenti maestri. Carlo studiò il latino, la filosofia, le scienze esatte, il francese e la matematica, ma ben presto tuttavia mostrò di preferire la carriera delle armi.

Lo zio Antonio Filangieri (fratello del padre) lo invitò ad intraprendere la carriera militare in Spagna. Nel tentativo di raggiungere la meta, però, re Carlo IV, a seguito della Rivoluzione partenopea del 1799, aveva vietato l’ingresso in Spagna ai napoletani.

Carlo Filangieri decise così di proseguire il suo viaggio e di recarsi a Milano. Qui venne accolto in maniera favorevole, grazie soprattutto alla fama del padre, dal generale Guillaume Marie-Anne Brune, che permise a Carlo di partire per la Francia.

Esule a Parigi, venne ammesso al Pritaneo (l’ateneo militare francese) ed entrò nell’esercito francese battendosi nella campagna napoleonica del 1805 ad Austerlitz.

Nel corso degli anni prende parte a diverse campagne militari: nel 1806, chiamato nell’esercito napoletano col grado di capitano da Giuseppe Bonaparte, partecipò all’assedio di Gaeta e all’invasione della Calabria.

Filangieri si distinse per le sue doti militari e fu così insignito della Croce di cavaliere dell’Ordine reale delle Due Sicilie. Partecipò alla Campagna di Spagna e, rientrato a Napoli, fu nominato generale dal re Gioacchino Murat per aver ucciso in duello un generale italo-francese.

Dopo la restaurazione borbonica nel Regno delle Due Sicilie, ricevette con enorme successo, l’incarico di comandare la Campagna per la riconquista della Sicilia nel 1848-49 (ebbe allora il titolo di duca di Taormina).

Nominato Presidente del Consiglio nel 1859, tentò invano di salvare i Borboni con l’alleanza al Piemonte e uno statuto, e fu obbligato a dimettersi. Esule nel 1860, tornò a Napoli dove morì nel 1867.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.